Trump “gioca a RisiKo!” nella vita reale: “Voglio la Groenlandia”

La Danimarca preoccupata dalle dichiarazioni di Donald Trump sulla Groenlandia ha già deciso di correre ai ripari. Cosa sta succedendo a livello geopolitico

Sembra quasi una partita a RisiKO! e il periodo natalizio aiuta anche a pensarla in questo modo. In realtà, però, c’è chi veramente ha detto pubblicamente di volersi “prendere la Groenlandia”. Si tratta, neanche a dirlo, del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che per raggiungere il suo obiettivo non ha alcuna intenzione di tirare i dadi e affidarsi alla buona sorte.

Trump gioca a dadi
Trump “gioca a RisiKo!” nella vita reale: “Voglio la Groenladia” (Ansa Foto) – Cityrumors.it

Donald Trump vuole comprare la Groenlandia. E la Danimarca, per tutta risposta, aumenta le spese per la difesa. Una dinamica che sembra uscire da un romanzo geopolitico, ma che è pura realtà.

Il presidente degli Stati Uniti ha ribadito che il controllo dell’isola, territorio autonomo danese, è “un’assoluta necessità” per Washington. E mentre Trump sogna di acquisire l’isola, ponte tra America ed Europa, Copenhagen, con ironia tagliente, risponde con un piano di investimenti da record, pari a 1,5 miliardi di dollari.

Groenlandia, gli investimenti della Danimarca

Non siamo in vendita”, ha dichiarato il primo ministro groenlandese Múte Egede, ma la Danimarca sembra intenzionata a fare molto di più che semplicemente respingere le avances di Trump. Il paese scandinavo, che mantiene il controllo su gran parte della politica estera groenlandese, ha varato un progetto ambizioso per rafforzare la propria presenza nell’Artico.

Il piano prevede l’acquisto di due navi per il pattugliamento delle coste dell’isola, due droni di ultima generazione a lungo raggio e persino due squadre di cani da slitta, un simbolo tanto antico quanto efficace nelle rigide lande polari.

La Groenlandia
Groenlandia, gli investimenti della Danimarca (Google Maps) – Cityrumors.it

Gli stanziamenti includono anche fondi per potenziare lo staff del Comando Artico nella capitale Nuuk e miglioramenti infrastrutturali in uno dei principali aeroporti dell’isola, destinato ad accogliere i jet F-35. “Per anni non abbiamo investito abbastanza nell’Artico. Ora pianifichiamo una presenza più massiccia”, ha dichiarato il ministro della Difesa danese, Troels Lund Poulsen.

Gli osservatori sottolineano che il piano danese non è una reazione impulsiva alle dichiarazioni di Trump. Si tratta del culmine di un percorso avviato da tempo, in un contesto in cui la competizione per l’influenza nell’Artico coinvolge anche giganti come Cina e Russia. La Groenlandia, con il suo immenso potenziale strategico ed economico, è una pedina cruciale su uno scacchiere internazionale sempre più affollato.

Perché Trump vuole la Groenlandia

E per Donald Trump è molto più di un sogno esotico. L’isola ospita la Pituffik Space Base, una base militare americana costruita durante la Guerra Fredda. Questa struttura è oggi essenziale per il sistema di difesa missilistico statunitense e per la gestione delle missioni spaziali. Ma (come sempre accade in queste circostanze) non si tratta semplicemente di una questione militare. Il sottosuolo dell’isola è ricco di petrolio, gas e terre rare come il neodimio e il disprosio, risorse fondamentali per la tecnologia moderna e attualmente dominate da Cina e Russia.

Per Trump, la Groenlandia rappresenta un tassello strategico indispensabile per consolidare l’influenza americana nell’Artico e rafforzare la sicurezza energetica e tecnologica del Paese. Non è un’idea nuova: già nel 1946 il presidente Harry Truman aveva tentato di acquistare l’isola, offrendo 100 milioni di dollari. Oggi, però, il prezzo sarebbe decisamente più alto.

Donald Trump
Perché Trump vuole la Groenlandia (Ansa Foto) – Cityrumors.it

Ma quanto vale, oggi, la Groenlandia? Nel 2019, il “Washington Post” aveva stimato il costo in circa 1,7 trilioni di dollari, una cifra astronomica che rende l’idea del valore strategico dell’isola. Per Trump, tuttavia, l’acquisizione della Groenlandia non è solo una questione di prezzo. È un’operazione che unisce ambizione politica, necessità strategiche e, forse, una buona dose di spettacolarizzazione.

La risposta danese, però, sembra voler dimostrare che non è tempo di vendite o compromessi. Con navi, droni e squadre di cani da slitta, Copenhagen ha tracciato una linea chiara nell’Artico, una regione dove il futuro si decide a colpi di investimenti e manovre strategiche. E questa partita, a differenza di RisiKo!, non prevede il lancio dei dadi.

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