Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump conferma la sua attività per portare la pace tra Russia e Ucraina, dettando le condizioni
“Putin vuole la pace, Zelensky vuole la pace. Ho parlato con entrambi, e presto incontrerò Putin in Arabia Saudita”. Sono le parole del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, durante un’intervista a Fox News, a pochi giorni dal terzo anniversario del conflitto ucraino.
Frasi che risuonano come un’eco provocatoria, ma al tempo stesso con un messaggio che si preannuncia rivoluzionario. Una proposta audace di riconciliazione, in cui la pace potrebbe finalmente emergere nonostante il conflitto che ha caratterizzato gli ultimi anni.
“A Monaco di Baviera – ha spiegato – ci saranno incontri, io e Putin ci incontreremo. Ci aspettiamo che lui venga qui, io vada lì. Probabilmente il primo vertice sarà in Arabia Saudita per porre fine a questa orribile guerra. Ci sarà un primo meeting e vedremo poi cosa si potrà fare per un secondo incontro. Putin vuole la pace ora, non la voleva quando Biden era presidente… Non mi sono impegnato ad andare in Ucraina. Ci andrei? Ci penserei, nessun problema. Non vi dirò il mio piano, vi dico che abbiamo fatto enormi progressi. Avrebbe dovuti farli Joe Biden…“.
In tal senso, l’esclusione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato è stata un punto chiave. Secondo il presidente, Kiev dovrà concentrarsi sulla pace, accettando che certi corridoi di sicurezza siano preclusi (proprio come auspicato da Putin): “Non credo sia realistico parlarne: il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, lo ha spiegato e ha detto che non è realistico. Ha ragione. Molto prima che Putin diventasse presidente la Russia ha detto che non lo avrebbe permesso. Per me va bene, basta che la guerra finisca“.
Un aspetto particolarmente sorprendente del discorso di Trump riguarda le “terre rare”. Con una sicurezza disarmante, il presidente ha affermato di aver chiesto all’Ucraina l’equivalente di 500 miliardi di dollari in risorse naturali. Un’offerta che, se accolta, potrebbe cambiare radicalmente le dinamiche di potere e sostegno economico. “Sostanzialmente hanno acconsentito”, ha aggiunto.
Un commento che ha lasciato intendere che queste risorse potrebbero costituire il contrappeso necessario per garantire un accordo di pace che metta fine al conflitto: “Deve fare la pace, la sua gente viene uccisa. Zelensky ha un paese devastato, noi abbiamo dato all’Ucraina 350 miliardi di dollari. L’Europa ha dato 100 miliardi sotto forma di prestiti, nessuno lo dice. Noi abbiamo avuto persone incompetenti nella precedente amministrazione. Ora ci ci assicureremo che questi soldi in qualche modo ritornino: hanno risorse minerarie, petrolio e gas. Noi vogliamo avere garanzie sui nostri soldi e l’Ucraina è d’accordo. L’Europa d’altra parte è in pericolo molto più di noi e mette meno soldi di noi“.
Nel frattempo, il ruolo diplomatico degli Stati Uniti si rafforza con l’imminente arrivo di Keith Kellogg a Kiev, previsto per il 20 febbraio. Si tratta di un viaggio che non è solo simbolico, ma che rappresenta il primo tassello di una serie di incontri ad alto livello.
Tutti questi, ovviamente, sono finalizzati a rinegoziare i termini del conflitto. Inoltre, a margine della Conferenza di Monaco, Zelensky incontrerà il vice presidente JD Vance. Un ulteriore segnale che il dialogo e le negoziazioni stanno prendendo forma.
Tanti tasselli che formano una strategia capace di unire aspetti economici, militari e diplomatici, inserendosi in un contesto in cui l’Europa rischia di rimanere spettatrice. Trump ha lanciato un appello a ripensare l’assetto delle alleanze internazionali, sottolineando che la forza degli Stati Uniti e dei loro partner deve essere utilizzata per mettere pressione su Putin e per convincere le parti in conflitto che la pace è l’unica via d’uscita.
“Probabilmente sono morti 1,5 milioni di soldati in poco tempo, tanti giovani sono stati uccisi: tutto questo deve finire immediatamente. Penso di poter dire con grande fiducia che anche Putin vuole vedere la fine della guerra e di questa situazione orribile. Se io fossi stato presidente, non sarebbe mai iniziato tutto questo”, ha poi osservato, prendendosela come sempre con Joe Biden, il suo predecessore.
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