L’ha uccisa nella sua villa e poi ha accusato sé stesso, confessando tutto. Cos’ha detto Salvatore Dettori e perché si parla di cannibalismo
Il 13 novembre, Silvana La Rocca è stata trovata senza vita nel giardino della sua villa di Leporano, in provincia di Taranto, in una pozza di sangue enorme. Sul suo corpo diverse ferite, che fin da subito hanno fatto pensare ad un omicidio: vedova da più di 10 anni, viveva da sola e, poche ore dopo il ritrovamento del suo corpo, il figlio 48enne ha confessato di essere lui l’autore materiale dell’omicidio. I dettagli, però, non sono pochi: ecco cos’ha detto.
Secondo quanto emerso dalle prime indagini effettuate sul corpo di Silvana La Rocca e dalle confessioni del figlio Salvatore Dettori, il 48enne avrebbe prima sferzato una coltellata alla nuca della madre mentre saliva in macchina, poi l’avrebbe colpita alla gola e del fegato con altri due fendenti per evitare che urlasse. Una volta a terra, l’avrebbe finita e le avrebbe anche estratto il cuore: si parla, infatti, di cannibalismo.
Il cuore di Silvana La Rocca
Come ha confessato il 48enne stesso e come hanno confermato le analisi effettuate sul cadavere della 73enne al momento del ritrovamento della sua salma mancava all’appello il cuore della donna. Ad estrarlo sarebbe stato il figlio stesso: una volta caduta a terra, priva di sensi, l’avrebbe incisa con un coltello sardo all’altezza dello sterno e, a mani nude, le avrebbe rimosso quell’organo vitale così simbolico ed importante. “L’ho tenuto un po’ con me e poi l’ho buttato per strada, non ricordo dove di preciso” avrebbe detto, in merito.
Il 19 novembre, comunque, presso il centro di medicina legale del Policlinico di Bari si è svolta l’autopsia sul corpo della 73enne. Presente al momento dell’analisi Francesco Introna, consulente nominato dalla Procura; la difesa di Dettori, invece, ha nominato come consulente di parte Massimo Sarcinella.
L’ombra del cannibalismo
Per cercare di spiegare i motivi che l’avrebbero portato all’omicidio dell’anziana madre, Salvatore Dettori parla dell’intenzione di liberare la donna da una sorta di setta “mangiacarne” che l’avrebbe manipolata, fino a portarla a consumare vera e propria carne umana. Lui stesso, secondo il suo racconto, sarebbe stato obbligato a mangiare delle parti del corpo del padre, morto ormai 22 anni fa ma che lei avrebbe conservato proprio a questo scopo.
Se questo movente viene giudicato dal GIP come poco convincente, lo stesso ha invece subito convalidato il fermo del 48enne poiché la ricostruzione dei fatti operata in base alle sue dichiarazioni è stata ritenuta compatibile con le ferite riscontrate sul cadavere. Addosso all’uomo, inoltre, sono state trovate le armi usate per commettere l’omicidio.