Uccise George Floyd nel maggio del 2020, momenti drammatici quelli che ha subito l’ex poliziotto nel carcere: le sue condizioni
Era il 25 maggio del 2020, in pieno Covid, quando un uomo venne fermato da quattro agenti della polizia. A quanto pare avrebbe tentato di smerciare una banconota falsa di 20 dollari. Il tutto accadde a Minneapolis. Uno degli agenti bloccò George Floyd nella peggiore maniera possibile. Ammanettato, pancia sdraiata a terra, ginocchio sul collo, tanto da fargli togliere il respiro. Per sempre. Ad ucciderlo Derek Chauvin, l’ex poliziotto che è stato immediatamente arrestato e condannato.
Nelle ultime ore, però, si sta parlando nuovamente di questa vicenda e soprattutto per l’episodio che ha visto come protagonista l’ex agente. Secondo quanto riportato da alcune fonti e media locali pare che l’uomo sia stato accoltellato in carcere. Le sue condizioni sarebbero molto gravi visto che ha perso una quantità di sangue importante. Ricordiamo che l’uomo sta scontando 22 anni di reclusione per la vicenda di Floyd, morto asfissiato durante l’arresto.
Quest’ultimo divenne il simbolo della protesta della comunità afroamericana nel Paese. In merito a questo episodio il carcere non ha voluto fornire altre informazioni. Se non quelle che l’aggressore di Chauvin è stato successivamente fermato e che nessun agente penitenziario è rimasto ferito. Le visite nel carcere sono state sospese.
Nell’agosto dello stesso anno Chauvin venne trasferito in Arizona. In Minnesota era stato messo in isolamento per motivi di sicurezza (evitare che altri afroamericani si scagliassero contro di lui in carcere). Successivamente, nell’agosto dello scorso anno, venne trasferito nella prigione statale di massima sicurezza del Minnesota dove sta scontando una condanna federale a 21 anni (per aver violato i diritti civili dell’uomo che ha ucciso) ed anche una condanna statale a 22 anni e mezzo (per omicidio di secondo grado).
Ricordiamo che la morte di Floyd fece molto rumore in tutti gli Stati Uniti D’America. Chauvin, con il ginocchio, gli premette sul collo per quasi dieci minuti, fino a togliergli il respiro per sempre. Il tutto nonostante l’uomo chiedesse aiuto e lo implorasse a lasciarlo andare dicendo “Non respiro“. Il tutto filmato e pubblicato da telegiornali e social che scatenarono una serie di proteste da parte della comunità afroamericana. Da quel momento in poi nacquero i movimenti per i diritti degli afroamericani Black Lives Matter.
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