L’amministrazione americana, secondo i media statunitensi, si sarebbe rifiutata di sostenere un comunicato di condanna del G7 all’attacco russo nella cittadina dell’Ucraina
Secondo alcuni fonte riportate dai media a stelle e strisce, gli Stati Uniti, con una mossa piuttosto sorprendente, non hanno aderito a una dichiarazione congiunta dei sette paesi più industrializzati con cui si voleva condannare l’attacco russo della Domenica della Palme a Sumy, in Ucraina, in cui sono morte almeno 34 persone. Una decisione presa per non compromettere la possibilità di trovare un accordo tra le parti in conflitto.

Il 13 aprile scorso, due missili balistici russi hanno colpito il centro della città di Sumy, situata nel nord-est dell’Ucraina. L’attacco è avvenuto in pieno giorno, quando le strade erano affollate di persone che celebravano la Domenica delle Palme, una ricorrenza importante nel calendario cristiano. Il bilancio provvisorio è drammatico: almeno 34 morti, tra cui due bambini, e 117 feriti, inclusi 15 minori.
Una guerra infinita dove si continua a morire
La guerra in Ucraina è giunta al giorno 1.147 di combattimento, oltre tre anni di battaglie che continuano a provocare morti e feriti nelle opposte fazioni, ma soprattutto continuano a colpire civili indifesi e innocenti. Negli ultimi tempi la guerra tra Russia e Ucraina sembrava essere arrivata a un punto di svolta, l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca sembrava dovesse finalmente far accelerare l’arrivo a un punto d’incontro, a una tregua che almeno potesse mettere fine ai combattimenti e far sedere intorno a un tavolo le due delegazioni in conflitto.

Ma l’ultimo gravissimo episodio di domenica scorsa, nel giorno del festeggiamento della benedizione del ramoscello d’ulivo, da sempre simbolo di pace, ha fatto di nuovo ripiombare nell’incubo e nel terrore le popolazioni colpite. L’ennesimo attacco missilistico russo sulla città di Sumy che ha provocato decine di morti e centinaia di feriti tra la popolazione civile ha fatto fare un passo indietro a tutto il processo messo in piedi proprio dall’amministrazione di Trump, con il conseguente scambio di pesanti accuse da parte delle due fazioni in conflitto.
La mossa dell’amministrazione americana
Le consuete reciproche accuse, come sempre accade in questi casi, tra il presidente ucraino Zelensky e quello russo Putin, hanno semplicemente fatto da contorno alle reazioni sdegnate da parte della maggior parte delle nazioni con successive dichiarazioni forti da parte dei leader mondiali. Sul fronte diplomatico, i colloqui per una tregua continuano tra difficoltà e tensioni, una situazione che però potrebbe aiutare a inquadrare meglio la mossa odierna dell’amministrazione americana che, secondo alcuni media interni, si sarebbe rifiutata di firmare una dichiarazione di condanna dell’attacco missilistico sulla città di Sumy appunto, da parte del G7.

Una decisione che, secondo fonti diplomatiche, servirebbe proprio agli uomini di Donald Trump per preservare lo spazio per negoziare la pace. E’ la prima volta che gli Stati Uniti non seguono le mosse o le decisione degli paesi occidentali, anzi solitamente erano proprio loro a indirizzare le mosse successive, ad esempio degli stati aderenti all’Unione europea. Il Canada, che in questo periodo detiene la presidenza di turno del G7, non ha potuto fare altro che constatare che senza l’approvazione degli Stati Uniti non è possibile procedere con la dichiarazione congiunta sull’attacco russo a Sumy.