“TikTok nel mirino: un anno di stop per combattere la violenza giovanile”. La decisione drastica del governo contro il social network
TikTok, il fenomeno globale che ha conquistato milioni di giovani, finisce di nuovo al centro delle polemiche. L’accusa è pesante, ossia alimentare un clima di violenza tra i ragazzi, sia online che nella vita reale. L’eco delle sue colpe (vere o presunte che siano) risuona ormai in tutto il mondo, tra divieti parziali e minacce di chiusura totale.
Ma c’è chi ha scelto di andare oltre. Un’intera nazione ha deciso infatti di spegnere il social per un anno intero. L’obiettivo è arginare un problema che va ben oltre il digitale.
La decisione è stata annunciata dopo un fatto di cronaca tragico e inquietante. Un ragazzo di soli 14 anni è stato accoltellato a morte da un coetaneo. Il motivo della discussione, proprio un diverbio nato sui social. L’episodio ha scosso profondamente l’opinione pubblica e acceso il dibattito.
Quali sono le responsabilità delle piattaforme digitali? Proprio TikTok è stato accusato di diffondere contenuti che esaltano la violenza, coinvolgendo direttamente anche minorenni.
Per questo l’Albania ha deciso di muoversi d’anticipo. La presa di posizione netta è stata spiegata direttamente dal primo ministro Edi Rama: “Il problema non sono i nostri figli, il problema è la società che li circonda, i social media che li tengono in ostaggio e noi adulti che non sappiamo proteggerli“.
Un’ammissione di colpe condivise, ma anche un messaggio forte verso il futuro. Il piano prevede, oltre al divieto, una serie di programmi educativi per aiutare genitori e insegnanti. L’obiettivo in questo caso è guidare i ragazzi in un contesto sempre più complesso.
Il caso di TikTok, come noto, non si limita all’Albania. Negli Stati Uniti, il social è già sotto il mirino del Congresso. Rischia il bando totale se la società madre, ByteDance, non venderà le sue operazioni sul territorio americano entro gennaio. Anche l’Europa non è da meno. Molti Paesi, tra cui Regno Unito e Belgio, hanno vietato l’app sugli smartphone dei dipendenti pubblici per ragioni di sicurezza.
Ma torniamo alla decisione più drastica. Il divieto in Albania entrerà in vigore all’inizio del 2025. A Tirana, il primo ministro Edi Rama ha dichiarato guerra a TikTok, definendolo “il cattivo del quartiere”. Una scelta che divide, ma che mette al centro del dibattito l’impatto dei social sulle nuove generazioni.
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