Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, in esclusiva a Cityrumors.it: “Il diritto alla vita spesso non è riconosciuto. Senza questo diritto, tutti gli altri vengono meno”
Un flash mob per chiedere che tutti i bambini presenti nel grembo materni vengano considerati degli esseri umani e che abbiano gli stessi diritti di tutti i nascituri. Nel giorno in cui si è celebrata la battaglia contro le discriminazioni, Pro Vita & Famiglia è scesa in piazza nella capitale, a Piazza della Rotonda, a due passi dal Pantheon. Nel corso della manifestazione sono state esposte decine di immagini di embrioni, ai quali sono stati assegnati dei nomi (Matteo, Maria, Sofia, Davide, Chiara, Giulia, ecc.) e accompagnati da un messaggio di denuncia contro le discriminazioni, la mancanza di futuro e di tutela della vita che i nascituri subiscono ancora oggi in Italia.
Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, spiega in esclusiva ai nostri microfoni, la motivazione che l’ha spinto ad organizzare questo flash mob: “Viviamo un gelido inverno demografico, l’Italia risponda con una nuova primavera di natalità, certamente con investimenti per la vita e la famiglia, ma sia capofila per combattere e superare questa orrenda discriminazione riconoscendo che i diritti inviolabili dell’uomo siano riconosciuti anche ai nascituri, i più piccoli essere umani indifesi, come tra l’altro pensa il 64% degli italiani in un recente sondaggio nazionale”.
Coghe, cosa vi ha spinto a scendere in piazza per un flash mob?
“Vogliamo che venga garantito il diritto alla vita per ogni singolo nascituro. Secondo un recente studio il 96% dei biologi, su un totale di oltre 5.500 specialisti intervistati, riconosce l’umanità del concepito e che la vita inizia dalla fecondazione. Ecco perché è urgente che vengano discusse e approvate le proposte di legge, già presenti in Senato e proposte dei senatori Menia, Gasparri e Romeo. Alcune delle quali vogliono riconoscere la capacità giuridica e l’umanità del concepito”.
Da dove nasce la vostra battaglia?
“Dal 1978 ad oggi, in questi oltre 40 anni, dopo l’approvazione della legge sull’aborto, ci è stata venduta una grande menzogna: quella che il grembo materno fosse solo un grumo di cellule. Nella giornata nazionale contro le discriminazione abbiamo voluto mostrare le foto di alcune ecografie e di embrioni di bambini nel grembo materno”.
Con quale obiettivo?
“Per mostrare che si tratta di bambini a tutti gli effetti. Persone come noi, nei confronti delle quali è necessario riconoscere determinati diritti”.
Quali?
“Il primo è quello alla vita e al riconoscimento di una soggettività giuridica. Nel grembo materno c’è una persona. Questo è il motivo che ci ha spinto ad effettuare un flash mob. In una giornata molto particolare. Abbiamo approfittato di questo giorno per realizzare una vera e propria richiesta specifica al mondo della politica”.
Di cosa di tratta?
“Abbiamo chiesto di approvare tre diverse proposte di legge, che sono state depositate ad inizio legislatura: due delle quali per la modifica dell’articolo 1, per il riconoscimento della soggettività giuridica del nascituro”.
Cosa chiedete quindi alla politica?
“Che si muova per dare più diritti ai concepiti: per allargare la platea dei diritti. Per riconoscere il diritto alla vita, che spesso non viene garantito e senza il quale non ci sarebbero, a cascata, tutti gli altri”.
Un messaggio condiviso anche attraverso i social. Pro Vita & Famiglia ha voluto chiarire con un lungo comunicato, i motivi che li hanno spinti ad organizzare questo flash mob. “Non è giusta e inclusiva una società in cui l’età, la grandezza, il luogo in cui ci si trova, è motivo di discriminazione. Non possiamo accettare che esistano categorie che determinino il valore di un essere umano: è l’origine di tutte le discriminazioni. Non c’è un prima o un dopo né una bacchetta magica che dà patenti di umanità: i diritti umani nascono nel grembo materno”, hanno ribadito i responsabili dell’Onlus sui profili ufficiali.
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