È stata scoperta lava nei pressi di Napoli, anche se per ora gli studiosi non ne hanno parlato in modo approfondito. Ecco cosa sta accadendo.
Visitare un vulcano può essere davvero affascinante, specialmente per chi non ha mai avuto modo di vederne uno da vicino. È proprio per questo che quando ci si ritrova a fare una breve vacanza in una località in cui ne è presente uno sarebbe quasi un peccato non farlo (ovviamente quando non risulta essere in fase di eruzione).
Chi abita in quelle zone, invece, può avere una percezione differente, soprattutto perché si arriva a essere in allerta al minimo segnale, nonostante nella maggior parte dei casi la situazione sia tranquilla. La percezione può essere invece diversa se si scopre la presenza di lava in un punto in cui nessuno lo avrebbe immaginato, in casi simili la cautela non può che essere massima.
Monitorare i territori che possono risultare pericolosi, come quelli in cui è presente un vulcano, non può che essere determinante per gli studiosi. Questo può permettere di capire se possa esserci un’eruzione e agire così in ottica preventiva, così da invitare i residenti a spostarsi se dovesse essere necessario.
Quello che sono riusciti però a individuare alcuni ricercatori dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dell’Università di Milano Bicocca ha però sorpreso anche loro, che non si aspettavano uno scenario simile. Le loro analisi hanno permesso di cambiamenti avvenuti nella struttura interna della caldera presente sotto i Campi Flegrei (Napoli) negli ultimi 40 anni, così da poter monitorare, anche in futuro, l’attività sismica e vulcanica che potrebbe esserci in quella zona. Oltre a poter individuare le modifiche avvenute nel corso degli anni, è stato possibile anche controllare lo stato del territorio fino a una profondità di sei metri.
Si è arrivati così a sviluppare quella che può essere definita tomografia sismica in 4D, che potrà rivelarsi davvero determinante: questo può consentire di avere una mappatura delle tre dimensioni, oltre a una quarta, che è appunto il tempo. Effettuare previsioni su quello che potrebbe verificarsi non sarà quindi più impossibile.
Avere un’analisi precisa della situazione in quella zona della Campania può rivelarsi uno strumento indispensabile per cercare di capire se possano esserci rischi per la popolazione e agire così di conseguenza. Il terremoto avvenuto lo scorso settembre, che ha registrato una magnitudo di 4.2, invita a stare in allerta, visto che negli ultimi 40 anni non si era registrata una potenza così elevata. Da non sottovalutare inoltre il sollevamento del suolo, che procede a un ritmo di 20 millimetri al mese, il doppio rispetto a gennaio di quest’anno, come evidenziato da Mauro De Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, in un incontro con i residenti.
A occhio nudo è impossibile rilevare questo quadro, ma resta importante capire come il rischio di terremoti di potenza media (conosciuti comunque dalla popolazione) sia tutt’altro che da escludere, anche nel prossimo futuro.
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