Università italiane, ci sono sempre meno donne al comando: gli ultimi dati che sono stati emanati parlano forte e chiaro
Pochi giorni fa la notizia della nuova rettrice dell’Università degli Studi di Milano, Marina Brambilla. Segno del fatto che negli atenei italiani ci siano un marchio “rosa”. Anche se, a dire il vero, gli ultimi dati che sono stati emanati non sono del tutto favorevoli nei confronti delle donne. Motivo? La Brambilla, infatti, è la terza donna che ricopre questo ruolo nelle università milanesi. Prima di lei era stato il turno di Giovanna Iannantuoni (dal 2019 rettrice dell’Università Bicocca) e Donatella Sciuto (dallo scorso anno al Politecnico).
Decisamente numeri inferiori e che, in qualche modo, “preoccupano”. L’obiettivo è quello di cercare di diminuire questo gander gap. Anche se, a quanto pare, la strada da intraprendere è ancora molto lunga. L’ultimo dato arriva direttamente dall’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca). Un documento che è stato intitolato “Focus sull’equilibrio di genere in accademia“.
Nel documento, infatti, è stato evidenziato che nonostante il numero crescente di donne che si iscrivono all’Università, si laureano e intraprendono dottorati si vanno ad affrontare problemi non da poco nelle carriere delle istituzioni accademiche.
Questo ostacolo prende il nome di “collo di bottiglia“. Si verifica, nella maggior parte dei casi, nel passaggio che vede la conclusione del dottorato e l’accesso verso a posizioni importanti di vertice. Per quanto riguarda il ruolo di ricercatori a “tempo indeterminato” e determinato, invece, viene registrato un leggero “restringimento” del lavoro.
Un divario che si verifica, soprattutto, per quanto riguarda le posizioni di professore ordinario. Basti pensare che ben 2 posti su 3 sono occupati proprio dagli uomini. Stesso discorso, invece, per quanto riguarda i ruoli di vertice come quello di rettori e rettrici. In conclusione viene rivelato anche un altro dato che risulta essere un vero e proprio problema.
Di cosa stiamo parlando? Di quello relativo alle tempistiche. Le donne, infatti, arrivano molto più tardi degli uomini nel raggiungere dei ruoli importanti all’interno dell’accademia. Ad influenzare, in particolar modo, questa scelta sono i periodi di maternità e le fasi cruciali della carriera accademica che tendono a giocare un ruolo molto importante e significativo per le donne.
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