Si chiama Victor Manuel Rocha ed è un ex ambasciatore Usa in Bolivia, è stato incriminato e quindi arrestato con l’accusa di spionaggio a favore del regime cubano
Una storia degna di una spy story cinematografica, di quelle che hanno fatto la fortuna delle produzioni hollywoodiane, soltanto che in questo caso i personaggi sono tutti realmente esistiti e hanno agito e tramato nell’ombra per quaranta anni durante la guerra e fredda e non solo. Manuel Rocha, 73 anni, ex diplomatico americano che ha servito come ambasciatore degli Stati Uniti in Bolivia è stato arrestato a seguito di una lunga indagine di controspionaggio dell’FBI, con l’accusa di avere servito segretamente come agente del governo cubano.
Un curriculum inappuntabile quello di Rocha, colombiano di nascita. Laureatosi presso le università di Yale, Harvard e Georgetown, è entrato nel dipartimento di Stato nel 1981, lo stesso anno in cui avrebbe cominciato la sua attività segreta al servizio di Cuba, occupandosi dell’Honduras al tempo del sostegno fornito dagli Stati Uniti ai Contras, i ribelli in lotta contro il regime marxista sandinista del Nicaragua. Oltre che in Bolivia e Honduras, l’ex diplomatico è stato inviato in Argentina, Messico e Repubblica Dominicana e tra il 1995 e il 1997 ha ricoperto l’incarico di numero due dell’ufficio di rappresentanza Usa all’Avana, di fatto l’ambasciata americana in assenza di relazioni ufficiali tra i due Paesi.
Victor Manuel Rocha, un ex ambasciatore Usa in Bolivia, è stato arrestato venerdì scorso a Miami e ora dovrà comparire in tribunale, con un’accusa pesantissima: avrebbe lavorato per oltre quaranta anni per promuovere gli interessi del governo cubano. Una carriera impeccabile fino ad ora, con importantissime mansioni svolte per conto del governo degli Stati Uniti, soprattutto in Sudamerica, nella pubblica amministrazione proseguita negli anni successivi al pensionamento attraverso commissioni ottenute nel settore privato da imprese con interessi in America Latina. Ma la sua era una doppia vita al servizio del nemico numero uno per gli USA, Cuba e il regime di Fidel Castro. L’arresto di Rocha avvenuto venerdì scorso è scattato al termine delle indagini condotte dall’Fbi negli ultimi due anni attraverso l’impiego di un agente del Bureau spacciatosi per un membro dell’intelligence cubana. “Una delle infiltrazioni di più ampia portata e durature da parte di un agente straniero all’interno del governo degli Stati Uniti d’America”, questo il testo del comunicato del dipartimento di Giustizia guidato dal procuratore generale Merrick Garland che non lascia spazio alla gravità dell’incriminazione a carico dell’ex diplomatico.
In tutti questi anni, nonostante i molteplici incarichi, Rocha ha saputo mantenere perfettamente il suo segreto. Arrivando a schierarsi pubblicamente a favore di un candidato politico alle varie elezioni, sia le presidenziali americane, dove appoggiò pubblicamente Donald Trump, sia quando, da ambasciatore in Bolivia, si schierò contro il candidato di sinistra Evo Morales, poi eletto presidente del Paese sudamericano qualche anno più tardi. La scoperta del suo doppio gioco è avvenuta per caso e soprattutto in circostanze alquanto particolari. Data la sua natura di spia, non si è ben capito come si sia lasciato andare a determinate confessioni senza condurre verifiche sull’identità del finto 007 incontrato in tre occasioni. Rocha ha dichiarato infatti durante questi incontri, comunque clandestini, di aver ricevuto l’ordine da Cuba di condurre una “vita normale”, ha definito gli Stati Uniti“il nemico” e ha elogiato il “comandante” Fidel Castro.
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