Nelle scorse ore un uomo è deceduto dopo aver contratto l’infezione dal virus West Nile (Wnv) in Emilia Romagna.
La tragedia ha avuto luogo a Carpi dove l’89enne era ricoverato. L’anziano aveva diverse patologie croniche preesistenti e si trovava presso l’ospedale “Ramazzini”. L’Ausl di Modena negli ultimi giorni ha individuato altri tre casi a Carpi (due persone) e Modena (una persona), rispettivamente ricoverati negli ospedali Ramazzini di Carpi e Baggiovara a Modena. Dall’inizio dell’estate sono complessivamente otto i casi di West Nile registrati nella provincia di Modena.
A Rimini, a seguito di indicazioni dell’Asul, sono stati effettuati campionamenti anche sugli animali: una gazza è risultata positiva il 18 luglio. Gli uccelli, infatti, sono gli “ospiti naturali” del virus ed i corvidi, in particolare, sono particolarmente suscettibili.. A Riccione la sindaca Daniela Angelini ha emesso un’ordinanza per disporre misure di prevenzione. In particolare, da oggi lunedì 5 agosto fino al 31 ottobre saranno effettuati trattamenti straordinari contro le zanzare per prevenire la diffusione del virus. Gli organizzatori di tutte le manifestazioni all’aperto con almeno 200 partecipanti nelle ore serali dovranno adottare trattamenti straordinari.
Anche l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha confermato la crescita delle infezioni. Sono in totale 15 i nuovi casi umani di West Nile segnalati in quest’ultima settimana, per un totale di 28 casi confermati di Wnv di cui 16 nella forma neuro invasiva, 7 casi asintomatici identificati tra i donatori di sangue, 4 casi di febbre e 1 caso asintomatico. Le infezioni hanno toccato 22 province e 6 regioni, a dimostrazione della circolazione del virus in vettori-animali-uomo.
Secondo l’Iss il principale strumento di prevenzione è la riduzione dell’esposizione ai vettori, specie le zanzare, durante il periodo favorevole alla trasmissione. È necessario proteggersi dalle punture usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe, quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto. Importante poi applicare zanzariere alle finestre e soggiornare in ambienti climatizzati. Per impedire la riproduzione delle zanzare è fondamentare poi svuotare frequentemente i contenitori con acqua stagnante (per esempio secchi, vasi per fiori e sottovasi).
Intanto ieri, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (Izsve) ha comunicato che dalle proprie attività di sorveglianza emerge che in circa l’1% delle zanzare campionate in Veneto e Friuli Venezia Giulia è presente il virus West Nile. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il Wnv può causare una malattia neurologica mortale negli esseri umani, tuttavia circa l’80% delle persone infette non presenterà alcun sintomo. Il virus si trasmette alle persone principalmente attraverso le punture di zanzare infette.
Non sono al momento disponibili vaccini per gli essere umani ma solo per i cavalli: per questi animali il virus può causare gravi malattie e morte. Così come per gli esseri umani, però, i cavalli non diffondono l’infezione. Il Wnv è comunemente presente in Africa, Europa, Medio Oriente, Nord America e Asia occidentale ed è mantenuto in natura in un ciclo che coinvolge la trasmissione tra uccelli e zanzare. I focolai più grandi si sono verificati in Grecia, Israele, Romania, Russia e Stati Uniti.
Come già accennato, l’Oms ha stimato che solo il 20% delle persone infettate sviluppa la febbre del Nilo occidentale. In questo caso i sintomi includono febbre, mal di testa, stanchezza e dolori muscolari, nausea, vomito, eruzione cutanea e ghiandole linfatiche ingrossate.
I sintomi della malattia grave (chiamata anche malattia neuroinvasiva, come l’encefalite o la meningite del virus del Nilo occidentale o la poliomielite del Nilo occidentale) includono mal di testa, febbre alta, rigidità del collo, stupore, disorientamento, coma, tremori, convulsioni, debolezza muscolare e paralisi. Circa 1 persona su 150 infettate dal virus del Nilo occidentale sviluppa una forma più grave della malattia. La malattia grave può verificarsi in persone di qualsiasi età, ma le persone di età superiore ai 50 anni immunodepresse (ad esempio, i pazienti sottoposti a trapianto) sono a più alto rischio di ammalarsi gravemente.
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