L’Iss, in vista della Giornata mondiale della lotta alla sindrome feto-alcolica (Fasd), ha lanciato la campagna “Zero alcol in gravidanza”.
Si tratta di una campagna social sulla sindrome feto-alcolica con diversi testimonial, fra cui due giovani medici e futuri genitori. Si tratta di una coppia di ginecologi che operano in un ospedale pubblico torinese e futuri genitori, la dottoressa Agata Ingala e il dottor Roberto Zizzo. I due testimonial, come giovani medici associati all’Aogoi (Associazione degli Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani) e futuri mamma e papà, spiegano i danni dell’alcol al feto e invitano a focalizzarsi sull’importanza di garantire un inizio sano della vita al proprio bambino.
L’alcol in gravidanza va completamente evitato per salvaguardare la salute del nascituro, eppure una percentuale significativa di future mamme continua a bere anche durante la gestazione. Una percentuale piccola ma pur sempre significativa di future mamme, lo 0,2%, rientra in un profilo di bevitrice cronica, mentre quasi il 6% è bevitrice sociale, beve cioè saltuariamente durante incontri e uscite con amici e colleghi. I dati provengono dal Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità relativi al triennio 2019- 2022.
La campagna di sensibilizzazione, in vista della Giornata mondiale del 9 settembre, è messa in campo sui principali social media dall’Istituto Superiore di Sanità, con il coordinamento scientifico del proprio Centro nazionale Dipendenze e Doping. Con informazioni e pillole video si mira ad intercettare le giovani e più in generale tutti coloro che pianificano una gravidanza, per spiegare in modo semplice che non esiste una quantità sicura di alcol nel periodo della gestazione. L’unica scelta possibile per tutelare il bambino che nascerà è non assumere alcolici. Questo vale per le future mamme ma anche per i futuri papà, che sono un supporto importante.
Lo evidenziano efficacemente i video della direttrice del Centro Dipendenze e Doping Simona Pichini e di Emanuele Scafato, dell’Osservatorio Alcol dell’Iss. Vi è poi una preziosa testimonianza di Claudio Diaz, presidente di Aidefad, Associazione Italiana Disordini da Esposizione Fetale ad Alcol e/o Droghe, sulla sua storia e sul valore dell’associazionismo per contrastare lo stigma che rende alcune problematiche come la sindrome feto-alcolica difficili da affrontare e condividere.
Le persone con disturbi della Fasd mostrano deficit di pensiero astratto, di organizzazione, di pianificazione, di apprendimento, nel ricordare sequenze di eventi, nel collegare relazioni di causa-effetto, deficit di linguaggio espressivo e ricettivo, nelle abilità sociali e di consapevolezza e regolazione dei comportamenti e delle emozioni. Per questo è gli esperti rimarcano che è necessario astenersi al bere alcol in gravidanza. Tutti i disordini feto-alcolici infatti sono prevenibili al 100 per cento evitando di bere.
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