Era il 23 novembre del 1991 quando Freddie Mercury si aprì al mondo spiegando di essere sieropositivo. Il giorno dopo sarebbe morto
Farrokh Bulsara (questo il vero nome di Freddie Mercury) nasce il 5 settembre 1946 nell’esotica isola di Zanzibar da genitori di etnia parsi originari del Gujarat (il padre è un diplomatico indiano). Frequenta le scuole elementari a Bombay, in India, per poi tornare in Inghilterra, terra di origine della famiglia, laureandosi in arte e design. Ma tutto lo porta, passo dopo passo, a manifestare le sue straordinarie doti, prima di pianista, poi come vocalist, fino a diventare il fantastico animale da palcoscenico che abbiamo conosciuto e non dimenticheremo mai. Negli anni successivi, dopo i fortunati incontri con gli altri componenti della band, sforneranno un singolo di successo dopo l’altro.
Universalmente riconosciuto come uno dei migliori frontman di sempre, Freddie Mercury insieme ai suoi Queen ha caratterizzato due decenni di musica rock, incidendo brani come “Bohemian Rhapsody”, “We Will Rock You” e “We Are The Champions”. Capolavori destinati, per citare un altro brano della band, “Who wants to live forever”, a vivere per sempre.
Freddie Mercury aspettò ben due anni per parlare ai suoi compagni di band della diagnosi di AIDS, ma non erano tempi facili, erano gli anni 80 e l’HIV era considerata un vero e proprio stigma. Infatti, in seguito, furono tante le polemiche nate intorno alle tempistiche e alle modalità scelte per annunciare la malattia, ma come dargli torto per voler trascorrere tranquillo gli ultimi anni della sua vita? Come rivelato da Peter Freestone, assistente personale del cantante dal 1978 al 1991, la rock star ha trascorso gli ultimi giorni con le persone che lo amavano, che si alternavano in turni di 12 ore, fino al giorno della sua morte. Aveva vissuto per tutta la sua carriera dando un’immagine di sé forte, potente, di una figura quasi mitologica, come il suo nome, della rockstar invincibile, e ora doveva raccontare in musica gli ultimi scampoli di un’esistenza indimenticabile.
La band e gli amici più cari mantennero rispettosamente il segreto, sostenendo le sue smentite quando la stampa cercava di raggiungerlo perseguitandolo. Poi, costretto dalle sue condizioni in rapido peggioramento, chiamò il manager dei Queen, Jim Beach per la dichiarazione pubblica:. “A seguito dell’enorme congettura della stampa fatta nelle ultime due settimane, desidero confermare che sono stato dichiarato sieropositivo e ho l’AIDS. Ho ritenuto corretto mantenere queste informazioni private fino ad oggi per proteggere la privacy di tutti coloro che mi circondano. Tuttavia, ora è giunto il momento per i miei amici e i miei fan di tutto il mondo di conoscere la verità e spero che tutti possano unirsi a me, ai miei medici e a tutti coloro che nel mondo combattono questa terribile malattia. La mia privacy è sempre stata molto speciale per me e sono famoso per la mia mancanza di interviste. Si prega di comprendere che questa linea continuerà” Un comunicato che fu come una pugnalata per milioni di fan, una verità sbattuta in faccia senza possibilità alcuna di poter metabolizzare che, all’epoca, non lasciava speranza. L’ultima apparizione fu quando salì sul palco insieme alla band per ritirare il Brit Award for Outstanding Contribution to Music e fece parlare Brian May, limitandosi a uscire per ultimo di scena, prendendo il microfono per pronunciare solo quattro parole: “Thank You. Good Night...”. Poi diventò leggenda.
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