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Cultura e Spettacolo

Adamo Dionisi, luci e ombre del celebre attore: gli anni in curva, il teatro e il cinema come salvezza dal carcere

Adamo Dionisi è morto a 59 anni. Una prematura scomparsa che però non ha scalfito il proprio successo: chi era l’attore fuori dal set.

Adamo Dionisi è morto a 59 anni dopo aver provato a sconfiggere una malattia che aveva scoperto relativamente da poco, proprio lui che a riscoprirsi era forse più bravo di molti. La sua vita, seppur finita prematuramente, dopo un ricovero all’ospedale Fatebenefratelli di Roma, è stata ricca di momenti, suggestioni e periodi diversi.

Adamo Dionisi, addio al celebre interprete (ANSA-CityRumors.it)

I più ricordano il Dionisi attore, ma l’uomo ha intrapreso molte strade. Non sempre alla luce del sole. Nel suo vissuto ci sono, infatti, molte ombre. Debiti con la Giustizia che ha pagato per intero, senza sconti, con la voglia di rimettersi sempre in gioco. Quella faccia così densa di significato ed emozione era riconoscibile anche a chilometri di distanza: croce e delizia per lui.

Adamo Dionisi, il valore aggiunto della recitazione

Nel cinema e nel teatro, questo aspetto lo ha aiutato molto. Altrove no, visto che non è sempre stato sotto le luci della ribalta. Gli anni come capo ultras della Curva Nord biancoceleste, al fianco degli “Irriducibili”, gli hanno consentito di capire che non sempre tutto va come vorremmo.

L’interprete era malato da qualche mese (ANSA-CityRumors

Oltre il tifo, infatti, l’uomo ha scandagliato gli aspetti più torbidi del tifo organizzato. Figure che, poi, sono state al centro della cronaca di Roma e non solo hanno vissuto con Dionisi momenti di condivisione importanti. I quali, in alcuni casi, hanno portato ad aumentare i sospetti sul suo conto. L’interprete comunque non rinnegava mai quegli anni: un passato di cui conservava la fede laziale e qualche amicizia finita nel mirino delle autorità. Lui, in carcere, c’è stato davvero.

Il riscatto grazie alla settima arte

Non a causa del tifo organizzato, ma per problemi di droga. Il primo arresto nel 2001 che, per droga, l’ha visto trascorrere un periodo molto intenso all’interno del carcere romano di Rebibbia. Proprio fra quelle mura Dionisi ha saputo reinventarsi: dalle stalle alle stelle, potremmo dire. L’uomo, infatti, intraprende il viatico della recitazione con dei corsi che comincia dietro le sbarre e poi porta avanti una volta fuori con delle masterclass dedicate.

L’attore romano muore a 59 anni (ANSA-CityRumors.it)

Si rimette in sesto: l’aria da duro ce l’ha innata, ma matura un fascino particolare che permette di arrivare ai cuori della gente. I ruoli che interpreta sono apparentemente simili, ma con profonde diversità peculiari. L’interpretazione più celebre è quella di Manfredi Anacleti, prima in Suburra il film, poi nell’omonima serie. Contesto in cui sviluppa una profonda amicizia con Alessandro Borghi. Il grande pubblico lo ricorda anche per Enea, l’ultimo film di Pietro Castellitto, che lo vede mettersi in mostra accanto ad altri volti noti fra cui il padre dello stesso regista, Sergio Castellitto; Dionisi figura anche in Martedì e Venerdì, celebre lungometraggio con Edoardo Pesce, meno recenti sono le apparizioni in Morrison (2021), The Shift (2020), Famosa (2019) e Brutti e Cattivi.

Oltre “Suburra”

Il carcere lo aveva salvato grazie ai corsi di recitazione, sebbene l’interprete tornò in galera per un breve periodo nel 2017. Colpevole di aver distrutto una camera d’albergo a Viterbo aggredendo anche la donna che si trovava con lui. Incidenti di percorso anche piuttosto violenti che non hanno, tuttavia, intaccato la sua volontà di redimersi e cercare una retta via. Ci è riuscito in maniera profonda solo grazie all’ausilio dell’arte.

Per rimanere aggiornato sulle principali notizie di cultura e spettacolo clicca qui: Ilary Blasi, possibile futuro al cinema: il retroscena con Giampaolo Morelli

Non proprio la panacea di ogni male, ma la spinta – professionale ed emotiva – per essere migliore. Lo spettacolo per Dionisi ha sempre rappresentato una via d’uscita e il proprio, personalissimo, angolo di paradiso. Dove non contava nient’altro che il suo talento. Ne aveva da vendere. Chi ha saputo vederlo, in mezzo a una vita complessa e non sempre trasparente, ne ha tratto giovamento non solo artisticamente.

Andrea Desideri

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