Addio a Quincy Jones. Il celebre produttore e compositore aveva 91 anni, l’uomo ha collaborato con Michael Jackson e Frank Sinatra.
Quincy Jones si è spento a 91 anni. La sua vita è stata ricca di ambizione, sorpresa ed estro. Uno dei più celebri produttori e compositori musicali che ha contribuito a far fiorire l’industria musicale nel pieno della sua espansione. A livello internazionale è uno dei più conosciuti, al punto che la conferma della sua dipartita ha spiazzato i più noti rappresentanti del sistema discografico.
Oggi è una giornata di lutto, per l’America e per il mondo. Chiunque, nella propria vita, abbia ascoltato almeno un cd ha avuto la possibilità di soffermarsi sul lavoro certosino e originale di Jones. L’uomo ha collaborato, fra gli altri, con Michael Jackson e Frank Sinatra.
Due icone della musica internazionale che Quincy – o Q come si faceva chiamare dagli affezionati – ha contribuito a far conoscere ulteriormente. L’esempio lampante è proprio al cospetto del Re del Pop. Diventato tale proprio grazie all’opera del produttore. La storia con Michael Jackson è molto particolare e ricca di aneddoti.
Anni di carriera l’uno accanto all’altro forniscono diversi spunti di riflessione, tutti molto originali. In questa pletora di avvenimenti che hanno segnato un’epoca, quello più rilevante è sicuramente quando MJ stava per cambiare casa discografica. Sull’asse temporale, ci troviamo all’incirca a fine anni ’70 e il cantautore aveva fatto di tutto per avere Jones che, nel frattempo, era un vero e proprio riferimento per l’industria musicale con particolare estro nello scovare talenti della musica black.
Il produttore era riuscito a dare una dimensione internazionale a determinate sonorità: lo conferma l’ascesa di nomi come Ray Charles, Lionel Hampton, Count Basie, Sarah Vaughan, Betty Carter, Dinah Washington, Dizzy Gillespie e Miles Davis. Anche la musica cosiddetta “bianca” non è da meno: Gene Krupa, Barbra Streisand e Tony Bennett confermano. Quincy Jones li ha plasmati come artisti ampliando il loro respiro anche sul mercato estero.
Un buon viatico, dove il compianto produttore aveva buoni canali, era quello legato alle colonne sonore dei film. Proprio grazie a questo settore Michael Jackson conobbe un’altra dimensione – ugualmente importante – del proprio repertorio. L’artista stava cercando l’ispirazione per mettere a punto una sorta di sequel del grande successo “Off The Wall”.
MJ voleva qualcosa che sbaragliasse la concorrenza, ma anche che fosse in grado di mostrarlo sotto una luce diversa. Jackson, come cifra artistica preponderante, ha sempre avuto l’originalità. Diverso, istrionico e presente nei valori con numerose suggestioni a fare da cornice. Peculiarità che stavano per spingerlo fra le braccia di altri: MJ voleva cambiare e, magari, allontanarsi dal passato. Artisticamente.
Quincy Jones accolse questa velleità, ma trovò il modo di preservare il cantautore con una strategia inclusiva. Volta a metterlo al centro dello star system dell’epoca. Q chiama immediatamente Steven Spielberg: il regista e il produttore musicale si erano sentiti poche settimane prima perchè il direttore stava cercando qualcuno che lavorasse, anche musicalmente, allo storybook di uno dei suoi lavori di maggior successo. ET, l’extraterrestre.
Solo che questo Spielberg ancora non lo sapeva: il regista non ha mai fatto un film pensando di dar vita a un fiasco, ma all’epoca non immaginava che ET avrebbe – a suo modo – rivoluzionato il cinema di genere. Anche grazie alle scelte musicali. Michael Jackson era l’uomo giusto al momento giusto: condensare due ore di film in 40 minuti di audio.
Mettere a punto quello che oggi si definirebbe con soundtrack: l’architettura sonora del lungometraggio. Jackson non solo partecipa, ma rende tutto così omogeneo che Spielberg rimane incantato. Questo lavoro di concerto, in tutti i sensi, cambia i piani per l’artista e compositore. Sempre sotto l’egida di Quincy Jones.
Passano le settimane, i mesi. Il film di Spielberg è pronto, ma il disco di MJ è ancora da assemblare. Due binari paralleli che per ragioni discografiche e non solo devono collimare. Una volta archiviata, per così dire, la questione ET (uscito nel 1982), Jackson si fida ciecamente di Jones. Intende proseguire sulla stessa lunghezza d’onda dell’amico e collega.
“Off The Wall” era solo l’inizio e MJ lo aveva capito grazie all’Erasmus professionale vissuto con Spielberg. Ora era pronto a tornare sui suoi binari, ma il tempo era poco. Insieme a Jones ascolta e rimette a nuovo più di 600 brani. Solo 9 comporranno il disco più venduto della storia della musica: “Thriller”, prodotto che arriverà sul mercato nel novembre dell’82. Cinque mesi dopo l’uscita di ET, L’extraterrestre.
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Il Re del Pop ha trovato la sua consacrazione tra black pop e soul ballad: Quincy Jones ha plasmato quella che continuava ad essere una sua creatura e Steven Spielberg ha battuto il ciak decisivo in questa favola a lieto fine che ferma il tempo tra un beat e l’altro.
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