Mario Adinolfi è stato protagonista di un servizio de Le Iene Show che l’ha portato in un noto bordello in Austria. L’abbiamo intervistato su questo.
Il giornalista e politico ha svelato alcuni retroscena del suo viaggio con Gaston Zama che l’ha messo di fronte a un mondo completamente diverso dal suo.
Come è andata con Le Iene? Il servizio ha richiesto grande impegno?
“Complessivamente è stato un lavoro difficile, perché è durato quattro giorni, 12 ore di materiale girato, incontri in un contesto che non è il mio”.
Cosa l’ha convinta a partecipare al servizio?
“Proprio il contesto molto lontano dalle mie idee mi ha convinto che l’operazione immaginata da Gaston Zama fosse intelligente. È l’unica Iena che non mostra il suo volto nei servizi e questo rende il suo lavoro autoriale particolarmente di pregio. Non cerca una propria immediata visibilità televisiva, costruisce uno spazio di idee in cui andavano a confluire due visioni del mondo completamente opposte: quella mia e quella di un bordello legale austriaco”.
Un’occasione particolare…
“Era un’occasione unica, un viaggio che non avrei mai potuto compiere se non in quella condizione non essendo io un fruitore di servizi di prostituzione né in Italia né altrove. È stata una grande occasione di incontro con una densa umanità fatta di ragazze e clienti quasi totalmente, non a caso, italiani”.
Cosa è emerso da questo contesto?
“Mi ha raccontato un contesto di desolazione, dove emerge l’impero del denaro, contano solo i soldi e i sentimenti sono azzerati. Le persone diventano merce acquistata da consumatori che non si rendono conto di ledere in maniera profonda, secondo me, delle ragazze. Ogni ragazza che si fa penetrare 3-4-5 volte al giorno da chiunque per un ammontare di denaro, non si può immaginare in nessun modo che esplichi così la propria libertà”.
Quali sono i motivi che portano le ragazze a lavorare in questo contesto?
“È evidente, come il servizio testimonia, si parte sempre da condizioni di bisogno. Sono ragazze che vengono dall’est europeo, spesso da contesti di povertà e famiglie in difficoltà se non assenti, che si sono proposte tutte mascherate nel servizio come fanno i clienti”.
Cosa pensa dei clienti?
“Si vede che mi inalbero e dico a un cliente di venire di fronte a una telecamera, dimostra il mio assunto perché si vergogna. C’è qualcosa di vergognoso in particolare nella clientela, non per le persone in sé di cui spero di aver fatto emergere una qualche umanità nel dialogo che ho intessuto ma nell’atto che compiano. Resta un’ignominia, un atto ignobile. Una cosa che non è emersa nel servizio l’assoluta antieroticità del contesto, dal mio punto di vista”.
Come si è trovato al cospetto delle ragazze?
“Non sono un bacchettone, ho 53 anni e un po’ ne ho combinate e ho subito il fascino femminile in vita mia. Come ho detto in un passaggio di sfuggita avrei puntato a far innamorare una di quelle belle ragazze. Non riesco a capire come possa esserci una dimensione erotica nell’acquistare col potere del mio denaro le grazie di una ragazza che senza quel denaro non mi considererebbe proprio. C’è qualcosa che non riesco a capire nella dimensione erotica nella compravendita di quei contesti”.
Continua l’intervista a Mario Adinolfi che ci spiega diverse cose interessanti sul servizio che l’ha visto protagonista a Le Iene.
E lo Stato…
“C’è il tema della legislazione, il confronto. Da una parte c’è uno Stato che controlla e trae denaro dalla prostituzione, come l’Austria, le famose tasse pagate dalle prostitute che in realtà sono pagate dal bordello che le ospita. E il metodo italiano che almeno afferma il principio che lo Stato non può sfruttare il corpo di una donna e la prostituzione, chi lo fa compie un reato”.
Lei ha spesso parlato in questo contesto della Merlin…
“Ribadisco come la battaglia di una donna socialista, come la senatrice Merlin, che decise di chiudere i cent’anni di storia delle case chiuse italiane sia una lotta meritevole di essere sottolineata come moderna. Non mi rassegno un’idea di libertà in cui tutti abbiamo attaccato un cartellino con un prezzo e l’unico orizzonte logico diventa il denaro e la compravendita”.
Una questione di denaro…
“Se si mette in gioco la propria dignità, il proprio corpo, la propria intimità e la si mette in gioco in una partita squilibrata tra chi detiene potere e denaro e chi viene da uno stato di bisogno siamo diventati il luogo di una libertà disumana o quella che ho definito, citando Thomas E. Elliot, una terra desolata, cosa che non appare nel servizio. Insieme a Filumena Marturano, al Vangelo di Gesù che dice “va e non peccare più”, a Dolores de benzi che andava per le strade a cercare una per una le prostitute e a portarla nella sua comunità “Giovanni XXIII” al Kubrick di Eyes Wide Shut, ai tanti riferimenti culturali non entrati nel servizio, vorrei dire che ho provato a costruire una logica di racconto che esiste un’altra idea di libertà, la mia, il poter scegliere per il proprio bene”.
Altro da aggiungere sul servizio?
“Ci tengo a commentare le parole del comico Eleazaro Rossi che subito dopo il servizio ha fatto un monologo dove ha specificato “Ma Adinolfi è obeso, quindi alla fine anche lui usa il suo corpo in maniera irregolare, sta consumandosi, va verso il collasso”. Vorrei dire al 41enne che io ho 53 anni e gli auguro di arrivarci con la vigoria che ho dimostrato per girare quattro giorni in Austria dopo una lunghissima trasferta in macchina. Alla sua domanda finale, in cui dice che il corpo appartiene a noi o allo Stato. Voglio dirgli che sono talmente convinto che appartiene a noi e trovo intollerabile che lo Stato possa sfruttarlo in qualche modo. Uno Stato sfruttatore della prostituzione nella mia idea non può esistere e spero Elazaro convenga con me in questo. È evidente che se non è d’accordo è totalmente in contraddizione logica. Ha ragione lo Stato non ha diritti sul nostro corpo, dunque non deve detenere un diritto di sfruttamento della prostituzione come non deve detenere nessuno. La nostra legislazione infatti considera un reato lo sfruttamento della prostituzione”.
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