Un recente studio condotto in Gran Bretagna ha fatto scoprire una tendenza sempre più crescente tra gli appassionati di videogiochi
Nel settore dell’intrattenimento, il gaming non ha più rivali e ha superato film e musica, rivelandosi un passatempo a tutto tondo, in grado di incorporare tantissimi aspetti differenti. Uno studio condotto in collaborazione con il dottor Daniel Wheatley, docente di economia aziendale e del lavoro presso il Dipartimento di Management dell’Università di Birmingham, ha confermato che il 34% dei giocatori britannici fingerebbe di essere malato pur di poter giocare ai videogame. 4 giocatori su 10 (41%) affermano di prenotare le ferie annuali proprio per dedicarsi ai videogame.
Il gaming inteso nella forma moderna come passatempo casalingo è esploso con l’avvento delle consolle. Dal Commodore all’Atari fino all’avvento della Playstation e della Nintendo, che sfruttando a dovere l’evoluzione della tecnologia, hanno creato un modo di giocare sempre più appassionante e coinvolgente.
Ma non è stato sempre così, all’inizio il gaming era semplicemente un passatempo, ci si incontrava in sala giochi, si spendevano poche monete e poi si faceva altro, addirittura alcuni erano sicuri fosse destinato a morire, senza alcuna replica. Dal 1985 invece cominciò la sua scalata grazie alla console Nintendo Entertainment System, la NES, per poi passare attraverso la PlayStation di Sony, fino ad arrivare, nonostante periodi di “stallo” per soli appassionati, a quello che vediamo oggi, cioè a una grande popolarità tra le masse, veicolata dagli smartphone. Dispositivi che hanno permesso di scaricare app per tutto, e anche chi non aveva mai provato un gioco si è improvvisamente incuriosito a Candy Crush, Angry Birds, Temple Run e molti altri. Il passo successivo poi è stato quasi obbligato, la pandemia ha facilitato la nascita di numerosi videogiocatori, perché dal semplice passatempo sullo smartphone, con più tempo a disposizione molti sono passati al gaming più complesso e coinvolgente delle consolle.
Tanto coinvolgente che, appunto, molti (55%) sono disposti a prendere le ferie annuali in concomitanza con l’uscita di un nuovo videogame, optando per 1-2 giorni di ferie, mentre il 31% chiede fino a cinque giorni di ferie per potersi immergere a fondo nella nuova avventura. Nella classifica degli titoli irrinunciabili per i quali i giocatori chiederebbero volentieri le ferie compaiono sul podio Assassin’s Creed Codename Red (15%), Star Wars Outlaws (12%) e Final Fantasy VII Rebirth (12%), con Suicide Squad: Kill the Justice League (8%) e Silent Hill 2 Remake (8%) in coda. Ma perché tutto questo coinvolgimento? L’ipotesi è che i videogiochi forniscano una risposta al malessere, conscio o inconscio, causato dai problemi sugli impegni quotidiani. Hanno storie complesse, con una grafica molto realistica e anche per questo immersiva, inoltre rendono parte di un gruppo, perché richiedono interazioni con gli altri personaggi e giocatori online. Praticamente offrono l’opportunità di avere un obiettivo, chiaro e raggiungibile, anche di lungo periodo. In una parola sono gratificanti. Cosa che spesso neanche il lavoro offre.
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