Ad un anno dalla morte di Gianluca Vialli, il fratello Nino racconta i suoi ultimi giorni prima di morire: parole che commuovono.
Un anno fa moriva a Londra Gianluca Vialli. L’amato calciatore aveva una un grave tumore al pancreas con cui ha lottato per anni. I primi sintomi si sono presentati nel 2017, avvisaglie che hanno messo subito in allerta lo sportivo. Vialli ha convissuto con la patologia per un lungo periodo, ha cercato di condurre una quotidianità più normale possibile ottenendo anche grandi soddisfazioni dal suo lavoro. Gli amici di sempre, come Roberto Mancini, gli sono stati vicino.
Il 14 dicembre 2022 è stato il giorno che ha segnato il suo viaggio verso la morte. Vialli aveva solo 58 anni quando è deceduto e ha lasciato un profondo vuoto in chi lo ha conosciuto e ha potuto stargli vicino nelle ultime settimane di vita. Il decesso è sopraggiunto il 5 Gennaio 2023 e al suo fianco c’è sempre stato il fratello maggiore Nino che in questi giorni ha rilasciato una toccante intervista al Corriere della sera. Nino ha raccontato gli ultimi giorni prima di morire del calciatore.
“Era cosciente che la fine si avvicinava, l’attendeva con impazienza, voleva smettere lottare. Non era da lui, ma la malattia era durata troppo”. Nino ha vissuto in Thailandia e negli ultimi anni non ha condiviso molto con il fratello. Ora rimpiange di non aver trascorso più tempo con lui, ma quando ha saputo che gli erano rimasti solo poche settimane è volato a Londra con la moglie per stargli a fianco: “Eravamo tutti lì quando è spirato”. Nino ricorda che sono stati giorni difficili, lui era sempre più assente: “Penso che la sofferenza fosse troppa. Si appisolava sempre più frequentemente, si svegliava poco e noi abbiamo solo potuto stagli vicino”.
Il fratello di Gianluca Vialli ha parlato anche di Gianluca bambino, ricordandolo come un ragazzo con una personalità forte e con tanta voglia di primeggiare. Appassionato di calcio sin da piccolo anche quando ha deciso di trasferirsi in Inghilterra Nino ha sostenuto la sua scelta. Infine ha reso noto d’averlo incoraggiato anche quando ha accettato il suo ruolo dirigenziale nella Nazionale di Mancini: “Lui non voleva fare l’allenatore per non rubare tempo alla famiglia. Era un ruolo che gli si confaceva, gli impegni della Nazionale sono diradati nel tempo e poi non era in prima linea. Si poneva il problema di non scavalcare Mancini, ma Mancini non si vergognava di chiedergli consigli”.
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