Negli ultimi anni praticamente ogni giorno “nasce” una nuova parola, ma è molto frequente anche l’abitudine di rispolverarne qualcuna quasi dimenticata, perché magari legata a particolari periodi storici
E’ il caso della parola “hipster”, formata da hip “aggiornato, all’ultima moda, moderno” con il suffisso -ster che serve in inglese a indicare l’agente, chi fa qualcosa. Nata intorno agli anni ’40 per andare a sostituire “hepcat”, una parola che indicava coloro che erano appassionati di hot jazz e bebop e che si volevano distinguere dagli amanti dello swing.
Dopo il secondo conflitto mondiale, il fenomeno hipster prese piede maggiormente assumendo nuove forme associate anche la scena letteraria. Il famoso scrittore Norman Mailer definì gli hipster infatti come esistenzialisti statunitensi che volevano divorziare dalla società e vivere senza radici intraprendendo un misterioso viaggio introspettivo. Negli anni ’50 fu spesso identificato con la beat generation, fondata da autori e scrittori come Jack Kerouac e Allen Ginsberg.
Un fenomeno che si è continuamente evoluto nel corso degli anni, fino ad arrivare ai nostri giorni, per indicare giovani disinteressati alla politica e la cui parola d’ordine è “anticonvenzionalità”. La diffusione di questa parola è stata ovviamente spinta dai social network e in particolare da Facebook, probabilmente senza la consapevolezza della storia che lo caratterizza. L’Accademia della Crusca ne dà la seguente definizione: giovane tendenzialmente disinteressato alla politica e con velleità fortemente anticonformiste, che si riconosce per atteggiamenti stravaganti e abbigliamento eccentrico e variopinto. Al giorno d’oggi, però, indica una subcultura formata da giovani borghesi che sono interessati a essere alternativi, a seguire un stile diverso dalla massa.
Insieme alla parola sono stati riesumati e rispolverati anche abiti e accessori già visti e sfoggiati come ultima moda, stravaganti e piuttosto variopinti. Nel dettaglio spiccano T-shirt con taschino, meglio se decorato, abbinata a jeans con i risvolti alla caviglia, occhiali dalla montatura vintage e soprattutto, per gli uomini, barba e baffi: questo il marchio di fabbrica della moda hipster. La barba, infatti, non solo deve essere tagliata in un certo modo, ma deve essere proprio acconciata usando balsamo e cera per renderla morbida, lucida e soprattutto con i baffi all’insù. Ancora oggi, esistono quartieri in giro per il mondo che possono definirsi hipster, frequentati da giovani che si riconoscono in questo modo di intendere la vita. Per esempio a Londra i quartieri di Hoxton e Shoreditch, a Parigi il quartiere di Belleville, e a Berlino quello di Prenzlauer Berg. Anche negli Stati Uniti, ad esempio, il quartiere di Williamsburg a Brooklyn è considerato hipster.
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