Chiara Ferragni è pronta ad intraprendere un’azione legale contro il settimanale L’Espresso.
La cover dell’inchiesta del settimanale a firma di Gloria Riva sull’impero Ferragni non è piaciuta all’imprenditrice, che sui social dimostra di essere rimasta ferita per essere stata paragonata a Joker, l’antagonista del supereroe Batman.
L’articolo è uscito questa mattina, 8 marzo, e parla di una presunta “rete ingarbugliata di società” riconducibili a Chiara Ferragni, oltre che di una “girandola di quote azionarie” e “manager e dipendenti pagati poco”.
Secondo la giornalista che firma l’inchiesta, l’imprenditrice sarebbe a capo di “un impero dove la trasparenza non è di casa”.
Uno dei punti principali dell’articolo riguarda la Tbs Crew, società operativa della rete che sarebbe formata da solo 16 dipendenti che costerebbero alla moglie di Fedez “solo 67mila euro a testa, compresi tfr e contributi”. Il fatturato “2022″ sarebbe di “14,5 milioni di euro e 5,1 milioni di utili”.
Dalla società, Ferragni e il suo manager Fabio Maria Damato, indagato per concorso in truffa aggravata, guadagnerebbero dalla Tbs Crew compensi da consiglieri di “320mila euro”.
Inoltre L’Espresso si sofferma du quella che definisce “girandola” di quote azionarie riguardanti proprio la Tbs Crew, nella quale ci sarebbe stata una “miracolosa moltiplicazione di quote arrivate al 145%”.
Queste quote sarebbero state conferite a Sisterhood, “altra srl che oggi funge da holding ed è pienamente sotto il controllo dell’influencer: qui i dipendenti sono due e costano 15mila euro l’uno, una misera. La perizia indica che il valore di Tbs è 1,7 milioni di euro, mentre il conferimento alla Sisterhood è di 10mila euro, con un sovrapprezzo di 995mila euro”.
La giornalista indaga anche su Fenice srl, che detiene la licenza del marchio Chiara Ferragni, e scrive: “Dal 2014 vive un vorticoso passaggio di quote”. Almeno fino al 2018, quando secondo il commercialista, poi deceduto “valeva 36,2 milioni di euro. Da notare che quattro anni più tardi, una seconda perizia richiesta da Chiara Ferragni per conferire il suo 32,5% alla holding Sisterhood, dirà che il valore di Fenice è 4,7 milioni”.
A questo punto l’inchiesta individua altre società legate in maniera più o meno evidente all’imprenditrice digitale, che avrebbero dato vita a una compravendita di quote delle società di Ferragni. In questo vortice entrerebbe anche Enpapi, Ente nazionale di previdenza degli infermieri, che è finito commissariato.
Secondo L’Espresso, “le tre srl – Tbs Crew, Fenice e Sisterhood – agiscono come vasi comunicanti e, all’occorrenza, sia possibile caricare costi e fatturato l’uno sull’altra”. Esisterebbe anche un’altra società, Ferragni Enterprice, “semplice”, “che non deve neppure depositare il bilancio, incastonata nella capogruppo Sisterhood e posta a bilancio per 12,8 milioni”.
Essa comprenderebbe anche la casa a City Life, costata alla società “10,8 milioni di euro Iva inclusa”. L’inchiesta afferma che Sisterhood sia “la srl più ricca dell’universo Ferragni”. Ma adesso potrebbe essere a rischio a causa della rescissione dei conratti con alcuni brand.
“Volevo ringraziarvi tutti perché ho ricevuto centinaia di messaggi per quella “bellissima” cover che è stata fatta”, ha dichiarato Chiara Ferragni sui social. “Sono giornate veramente difficili per una quantità di ragioni diverse. Però davvero mi aiutate tantissimo, mi state sempre vicino e questa cosa non passa inosservata. Quindi grazie, perché anche nei momenti più duri ci siete e per me è importantissimo”.
In una nota l’imprenditrice ha fatto sapere di aver dato “mandato ai propri legali di valutare ogni tipo di azione legale, inclusa quella per il risarcimento danni patrimoniali e non patrimoniali, nei confronti della società editrice del settimanale L’Espresso”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Fedez, attaccando il proprietario del settimanale Donato Ammaturo: “A quando una bella inchiesta sul vostro proprietario petroliere? Aspetto con ansia”.
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