Io Capitano, il film di Matteo Garrone. La storia vera dietro la pellicola arrivata alla Notte degli Oscar nella categoria miglior film straniero.
Io Capitano, il film di Matteo Garrone, ha vinto il Leone d’argento per la regia all’80’ Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. L’attore protagonista, Seydou Sarr ha inoltre vinto il Premio Marcello Mastroianni. Il regista già nel 2008 aveva tentato la scalata ai prestigiosi premi hollywoodiana con il film Gomorra, senza però riuscire a ottenere una nomination.
Il film Io Capitano parla dell’emigrazione africana verso l’Europa e lo fa tramite lo sguardo ingenuo e speranzoso al tempo stesso di due cugini adolescenti (Seyudou e Moussa) che partono dal Senegal con il sogno di avere un futuro diverso in Italia. Intraprendono un viaggio terribile, tra campi di detenzione, l’attraversamento del deserto e poi la navigazione verso la presunta terra della salvezza.
Nel suo film Garrone mostra come per questi giovani il viaggio venga visto come l’unica possibilità di una vita migliore, e di come lo affrontino abbandonando la famiglia, i fratelli, le madri disperate che chiedono loro di non partire.
Dietro alla pellicola di Garrone si nasconde la storia di molti emigrati, in particolare quella di Kouassi Pli Adama Mamadou. Nel 2001 Mamadou a seguito della scoppio della guerra civile in Costa d’Avorio, decide di fuggire insieme al cugino e abbandonare la sua terra.
Proprio come nella pellicola di Garrone, il viaggio dei due cugini si rivela carico di disagi e di violenza. Quando Mamadou arriva in Libia, viene incarcerato per 40 mesi e torturato fino a quando il cugino non riesce a liberarlo. Dopo questo avvenimento i due riescono finalmente a imbarcarsi su un gommone che dopo essere naufragato riesce infine ad arrivare a Lampedusa.
Mamadou oggi lavora come mediatore interculturale e aiuta ragazzi che come lui sono costretti ad abbandonare la loro terra a causa della guerra. A Venezia l’uomo ha dichiarato: “Questo film stimola una riflessione profonda per l’Europa, che fa emergere tutta la sofferenza che le persone devono patire. Il modo per contrastare il traffico di esseri umani (soprattutto in Libia e Tunisia) è concedere un visto che permette agli africani di viaggiare e arrivare in Europa. Questo film mi fa rivivere un’emozione di gioventù dimenticata, che parla di tutti i migranti che hanno dovuto affrontare questo viaggio.”
Il film Io Capitano non è riuscito a vincere il Premio Oscar, ha avuto la meglio La zona d’interesse di Jonathan Glazer ma la sua presenza agli Oscar è un traguardo molto importante, per l’argomento trattato, per il regista e per l’Italia intera.
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