Melissa Satta si è stancata e ha promesso di ricorrere alla giustizia per mettere un punto alle offese nei suoi confronti.
La sua relazione con il tennista Matteo Berrettini è terminata, così come la sua pazienza. In un lungo messaggio su Instagram ha accusato le tante testate giornalistiche che l’hanno chiamata “sex addicted supermodel”, e l’hanno accusata di aver in qualche modo “rovinato” la carriera ai suoi ex, Boateng compreso, a causa della sua presunta dipendenza dal sesso. Certe volte aggiungendo perfino dettagli sul numero di rapporti intimi settimanali.
La showgirl si è scusata con i giornalisti che svolgono con correttezza la professione, e allo stesso tempo ha invitato a una riflessione. Ne abbiamo parlato con Flavia Munafò, sociologa clinica terapeuta e direttrice dello sportello di ascolto e prevenzione Socio Donna a Roma.
Dottoressa Munafò, cosa pensa del fatto che nella nostra epoca una donna venga ancora accusata di essere la causa dei mancati successi di un uomo?
“Mi rimanda sempre al fatto che il nostro problema è fortemente culturale. Purtroppo nel 2024 abbiamo ancora una definizione della donna oggettivizzata. Fino a che non arriveremo a scardinare questo sistema di credenze ed utilizzo malato del concetto di donna, non ne usciremo. Il problema è sempre più radicato. Mi dispiace profondamente per quello che è successo a Melissa Satta, ma ho apprezzato il suo modo di rispondere”.
Cosa in particolare l’ha colpita?
“Lei ha toccato alcuni temi fondamentali: l’essere donna, personaggio pubblico, madre e una persona. Riconosce il fatto che essendo una persona esposta può andare incontro ad alcune cose. Tuttavia, le offese a Melissa Satta sono state non solo sulla sua bellezza o il suo talento in quanto tale, ma sulla persona: c’è stato il totale mancato rispetto della considerazione umana e, ancora più grave, del ruolo di madre. Non pensiamo al fatto che abbiamo fatto passare questa donna per quello che non è, senza considerare che ha un bambino che legge i giornali, va a scuola e sente le altre persone parlare della madre in quel modo”.
Molti giornali sono venuti meno al ruolo di informare e formare l’opinione pubblica. È d’accordo?
“Quello che sto per dire è drammatico: i giornali ragionano sulla base di logiche di mercato e advertising. Non danno peso e valore all’informazione. Non si rendono conto di avere un potere che, se usato male, può rovinare vite. Dimenticano che dovrebbero veicolare l’informazione, formare l’opinione pubblica e soprattutto le nuove generazioni. Pensano a vendere”.
Melissa Satta nel suo messaggio ha dichiarato di parlare anche per “aiutare” altre donne.
“Quello che ha subito Melissa Satta è frutto di una distorsione culturale della nostra società. Un’abitudine difficile da sradicare, che viaggia su sistemi millenari di tradizione nel senso negativo del termine. Purtroppo, quando un’abitudine prende piede è un difetto, un errore e anche un danno. A maggior ragione mi lamento del fatto che questa notizia non sarebbe mai dovuta esistere in questa maniera. Per quanto lei e l’ex compagno siano personaggi pubblici, non c’è bisogno di giudicare una persona, apostrofandola in quel modo. Stiamo vedendo lo stesso con Fedez e Chiara Ferragni: zero rispetto per la loro umanità, della loro vita normale, che per fortuna anche i vip hanno. Noi ci permettiamo di entrare nelle loro case, nei loro affetti, sentimenti e dolori. A maggior ragione, è sbagliato se ci sono bambini di mezzo. E le dico una cosa: questo bambino (il figlio di Satta ndr.), maschio, potrebbe diventare veicolo di ulteriore patriarcato”.
Si spieghi…
“Sta vedendo la madre apostrofata in quella maniera. Certamente avrà un meccanismo di difesa nei suoi confronti, ma è anche un bambino piccolo che sta formando la sua identità culturale, il suo sé e per questo andrebbe rispettato ancora di più. Potrebbe crescere con la possibile convinzione che la donna sia quello. E in questo modo perpetriamo nell’errore”.