A quasi 15 anni dalla sua morte l’immensa produzione artistica del popolare cantante americano continua a portare enormi introiti ai suoi eredi
La Sony, una delle maggiori etichette musicali, ha raggiunto un accordo per acquistare la metà del catalogo dell’intera produzione musicale di Michael Jackson, in quella che dovrebbe essere la transazione di maggior valore della storia per il lavoro di un singolo musicista. L’accordo è stato ratificato dalla major con gli eredi che curano gli interessi del cantante morto il 25 giugno 2009 all’età di 50 anni nella sua residenza ad Hombly Hills, Los Angeles.
Ci sono personalità capaci di influenzare la storia del mondo intero, in grado di colpire le emozioni di intere generazioni, attraversando il tempo e lo spazio. Questo è quello di cui è stato capace Michael Joseph Jackson, indiscusso Re del pop, della musica mondiale, personaggio controverso e a tratti misterioso.
Nasce il 29 agosto 1958 nella città di Gary, Indiana (USA), da una famiglia non proprio benestante. Michael fin dall’infanzia lascia intravedere la sua incredibile inclinazione, come del resto tutta la famiglia, forse un po’ “spinta” da un padre, sicuramente attento alle doti dei propri figli, ma definito “padre padrone” dallo stesso Michael nella sua autobiografia “Moonwalk” . Dai primi dischi di famiglia con i “Jackson Five”, passando per il disco rimasto in cima alle classifiche per 37 settimane consecutive “Thriller”, album più venduto di sempre, Michael Jackson si conferma ancora oggi, dopo la sua discussa dipartita, mito assoluto della musica pop senza tempo. Infatti, è di questi giorni la notizia, che girava da tempo, che sarà la Sony ad acquistare la metà dei diritti del catalogo musicale del re del pop, pari a 1 miliardo e 200mila dollari, per 600 milioni. E’ l’accordo più costoso mai avvenuto nel mercato dei cataloghi musicali, al punto da scalzare l’operazione che assegnò quello di David Bowie per 250 milioni a Warner Chappell, del gruppo Warner Music.
La notizia, rilanciata da Billboard, lascerebbe comunque agli eredi di Michael Jackson un notevole controllo sul materiale una volta ceduto il 50% delle quote, era infatti questo il punto sul quale non si trovava l’accordo definitivo, motivo per il quale il negoziato è rimasto sospeso per un po’ di tempo.
Vendere il proprio catalogo musicale significa cedere, per una somma concordata fra le parti, tutti i diritti d’autore delle proprie canzoni. Chi compra cataloghi musicali può così disporre di un repertorio da poter utilizzare a suo piacimento per ricavare denaro, dall’ascolto in streaming alla cessione per le colonne sonore di film, documentari o serie tv. Oppure anche dalla pubblicazione di nuove edizioni, fisiche o digitali, dei dischi. Un tempo era considerato un peccato mortale per un musicista, ma adesso quello a cui pensano spesso gli artisti è sistemare la propria eredità. Gestire questi cataloghi infatti è una cosa molto complessa. D’altra parte l’esplosione del consumo di musica in streaming ha rivoluzionato l’industria musicale, così questi cataloghi sono diventati oggetti di desiderio per le case discografiche e hanno aperto nuove opportunità per gli artisti. Già Bob Dylan, Bruce Springsteen, Justin Bieber e Sting hanno ceduto i propri cataloghi musicali a società di investimento o case discografiche, ricavandone un’enorme iniezione di liquidità.
Nel caso di Michael Jackson, il pacchetto ceduto comprenderebbe, oltre ai testi delle sue canzoni e della musica da lui registrata, anche tracks di altri artisti acquistati dal suo gruppo editoriale MiJac tra cui brani di Ray Charles, Jerry Lee Lewis e Aretha Franklin.
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