Roberto Vecchioni, la commozione è troppa: il ricordo per il figlio
Roberto Vecchioni, la commozione è troppa quanto ricorda il figlio: il cantautore ne ha parlato nel corso di una intervista rilasciata a ‘Vanity Fair’
Un dolore troppo grande. Una ferita che difficilmente potrà definitivamente sparire. E’ impossibile, soprattutto quando si riceve una di quelle terribili notizie che mai vorresti sentire: quella riguardante la morte di un figlio. Purtroppo questo è accaduto a Roberto Vecchioni che, lo scorso anno (nel mese di aprile), ha perso suo figlio Arrigo. Di lui e molto altro ne ha parlato in una lunga intervista rilasciata alla rivista “Vanity Fair” in cui si è soffermato anche sull’uscita dell’ultimo libro e del suo futuro.
Un futuro che, a quanto pare, è già scritto: è convinto che la sua ora arriverà dopo aver compiuto 95 anni. Non sono mancati i riferimenti di elogio nei confronti della moglie Daria Colombo. Quest’ultima definita dal cantante come la “roccia della famiglia“. Pochi giorni fa, nel corso di un suo intervento nella trasmissione del giornalista Massimo Gramellini “In altre parole” non ha retto le lacrime: si era commosso quando ha parlato degli studenti che erano sceso in piazza per manifestare a favore della Palestina. Gli stessi che, a Pisa, durante un corteo sono stati presi a manganellate dalla polizia (come dimostrato da più filmati).
Roberto Vecchioni e la morte del figlio: “Se mi sono dato colpe sulla sua bipolarità? Meno..”
Da pochi giorni è uscito il suo nuovo libro “Tra il silenzio e il tuono” (edizione Einaudi). Nello stesso vengono alternate 53 lettere di un ragazzo al nonno e, di conseguenza, a vari personaggi storici ed inventati. Il ragazzino in questione è proprio Vecchioni (ammette lo stesso cantautore) che racconta la sua vita. Si intravede, però, anche nel nonno che racconta il suo modo di vivere. Come citato in precedenza, però, il dramma che lo ha colpito non poteva che essere quello relativo alla morte del figlio Arrigo.
“Se mi sono dato delle colpe per il suo essere bipolare? Meno, negli ultimi anni gli sono stato più vicino. Quando è morto devo dire che il destino e la sua volontà coincidevano. Il mondo non si è accorto della sua bellezza, lui non doveva accorgersi della bellezza del mondo perché per lui era brutto. La parola ‘orfano’ va bene anche per i genitori. Anche se c’è una differenza. Sono sicuro che soffre di più una madre. Mia moglie Daria da dieci mesi si è persa, si è ammalata“.
Dieci anni fa ha smesso di bere alcol e birra. Addirittura ha pensato di morire per quanto beveva: “Non è vera quella storia secondo cui stordendosi aumenta l’immaginazione. Da allora ho la testa più chiara. In dieci anni ho vinto due dischi d’oro senza streaming, con i dischi, e non era mica scontato. Voglio avere altri 14, 15 anni per andare al mare“.