The Apprentice, il film sulle origini di Donald Trump scuote pubblico e critica ma soprattutto ribalta Hollywood: gli ostacoli principali.
Attaccare, attaccare, attaccare. Questo, in estrema sintesi, afferma The Apprentice. Il film sulle origini di Donald Trump apre al dibattito e ai retroscena sulla vita del prossimo candidato alla Presidenza degli Stati Uniti d’America nonché ex Presidente USA. La sua figura è stata sempre molto dibattuta, ma questo film fa emergere l’ascesa e il carattere di un uomo che prima di darsi alla politica affonda le proprie mani nel mercato immobiliare e non solo.
Il ritratto di una personalità senza scrupoli che non si risparmia, se necessario, a schiacciare persone che si mettono sulla propria strada. Un ostacolo Trump lo rimuove, a qualsiasi costo. Non ha paura di sporcarsi le mani: nessuno è un santo secondo Donald Trump, ancor di più – e peggio – pensa il suo mentore.
The Apprentice tra alti e bassi: perchè mette paura a Hollywood
L’avvocato repubblicano Roy Cohn, diventato poi suo faccendiere, che gli ha insegnato tutto. A partire dalla morale e l’atteggiamento da usare in pubblico e negli affari. Gli addetti ai lavori hanno paragonato il girato a una sorta di Frankstein per via di come un uomo apparentemente qualunque possa diventare uno squalo dell’alta finanza soltanto grazie a qualche consiglio.
Durante la proiezione emerge molto di più, anche lati oscuri che sembravano essere sconosciuti ai più, ma vengono costantemente documentati da libri e fonti biografiche citate anche nel corso della presentazione sul grande schermo. Insomma nulla viene lasciato al caso, neanche il fatto che questo film (che non è un biopic ma una sorta di approfondimento sociale e politico) per vedere la luce ha impiegato circa sette anni.
Il lato oscuro di Donald Trump
Un’eternità se consideriamo la cadenza con la quale escono i film oggi, il motivo – e lo spiegano bene Ali Abbasi e Gabriel Sherman in un articolo sulla versione americana (tradotto anche in Italiano) di Vanity Fair – sono gli ostacoli che lo stesso Trump avrebbe messo ai distributori USA per far emergere il girato.
Si parla di tutto: dell’ascesa di Trump, ma anche di una serie di ombre con cui il Presidente ancora oggi convive. La violenza sull’ex moglie, il modo in cui tratta le donne e liquida in malo modo i collaboratori sgraditi, ma ancor più come si fa strada nel torbido per cercare di ricostruirsi un’immagine non sempre pulitissima. Il regista del film e gli sceneggiatori parlano, stavolta in un pezzo destinato a far discutere, dell’ostracismo subìto per anni dalle case di distribuzione.
Gli ostacoli alla proiezione
Hollywood respingeva quest’opera perchè “sotto ricatto” – loro usano questo termine – da parte di Trump. Chi avrebbe distribuito questo film non avrebbe più potuto lavorare come prima. Questo il senso del loro racconto. L’entourage dell’ex Presidente USA bolla l’intemerata come “l’ennesima fantasia dei registi”, ma sotto c’è molto di più.
Una vera e propria epopea che conferisce all’opera un alone di mistero e un fascino ulteriore. Lo stesso che, a maggio scorso, è valso la standing ovation della critica francese. The Apprentice è stato molto apprezzato a Cannes, ma ad oggi risulta impossibile dare un giudizio puramente tecnico al film per via di tutte le implicazioni socio-politiche riscontrate dal 2017 in poi.
Per restare aggiornato sulle principali notizie di cultura e spettacolo clicca qui: Liam Payne morto a 31 anni tra palco e realtà: gli amori, la musica e il calcio. Tutto sul cantante scomparso
Ecco perchè il girato potrebbe essere anche un deterrente importante per la campagna elettorale in corso. Il cinema entra, suo malgrado, a gamba tesa nelle presidenziali 2025. Intrattenimento, politica e informazione in un filo conduttore che potrebbe presto rivelarsi a stelle e strisce.