L’assegno di inclusione è un nuovo sussidio introdotto dal Governo Meloni, ora però tutto sembra cambiare.
La decisione era nell’aria: tutto quello che c’è da sapere e come bisogna comportarsi. Attenzione alle novità annunciate.
Con l’arrivo del Governo Meloni il cambio di strategia e dei sussidi inizia a prendere forma. Mandato in pensione il Reddito di cittadinanza, ora spazio invece all’Assegno di inclusione. Ma gli ostacoli sono sempre dietro l’angolo. L’attenzione è stata comunque posta nei confronti degli sprechi, da qui l’esigenza di cercare di correre ai ripari.
La situazione è in continua evoluzione, ma ci sono degli aspetti di cui tenere conto. La maggioranza ha deciso di mettere in atto una vera e propria stretta. Non tutti potrebbero così beneficiare del sussidio economico, da qui le inevitabili divisioni fra chi sposa la linea e chi invece critica la strategia politica. Al di là di tutto ciò c’è però da dire che i costi la fanno da padrone, alla luce di un sussidio che divide la politica nostrana.
Qual è la novità e cosa tenere bene a mente
L’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro hanno preso il posto del Reddito di cittadinanza. Ciò che cambia sono le verifiche, così come ribadito dagli esperti. Spazio a maggiori controlli e verifiche, ancor più selettive, così da limitare il numero delle domande accettate. Stando ai numeri, infatti, il numero dei beneficiari dell’Adi è di 590mila con una media di 607 euro ciascuno.
Di fatto, quindi, il nuovo sussidio passa, ma soltanto per una domanda su due. Questi sono i dati diffusi da Claudio Durigon, attuale sottosegretario al Lavoro, nel corso di un question time alla Camera. “Rispetto al vecchio reddito di cittadinanza adesso le verifiche sui requisiti dei richiedenti vengono eseguite alla fonte, ovvero prima di concedere il pagamento”, commenta Durigon. L’Assegno di inclusione è sopraggiunto al Reddito di cittadinanza e riguarda i non occupabili che hanno in famiglia disabili, anziani, minori e persone in condizione di svantaggio.
Le domande pervenute a gennaio 2024 sono state oltre 1,2 milioni, così come ribadito da una nota diffusa dall’Istituto nazionale per la previdenza sociale, ma non tutte sono state accettate. In questo caso, infatti, si parla di accoglimento per “sole” 590mila richieste. I dati sono evidenti e nettamente inferiori, rispetto al Reddito di cittadinanza, a fronte di maggiori controlli. E per i beneficiari l’importo medio è pari a 607 euro a testa.
Al momento le risorse impiegate ammontano a circa 984 milioni di euro totali. Nel frattempo, inoltre, per i beneficiari dell’Adi è stata disposta la necessità di presentarsi entro 120 giorni, dinanzi agli operatori dei servizi sociali, così da sottoscrivere il Patto di attivazione digitale. Chi non risponderà all’appello, però, rischia di far decadere il beneficio: la stessa cosa vale in presenza della mancata convocazione da parte dei Centri per l’impiego. Insieme all’Ad c’è anche il Supporto per la formazione e il lavoro che vale 350 euro al mese: in questo caso presentate 123mila domande, 60mila quelle accettate.