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Economia

Amazon, che fine fanno i pacchi smarriti | Il retroscena divide i consumatori

Amazon, dove vanno a finire i pacchi smarriti. Il retroscena cambia i mercati: consumatori divisi. Le reazioni incidono sul fatturato.

Amazon è una delle aziende più redditizie nel mondo contemporaneo. Quella che ha dato il via, non solo in Italia, al commercio online. In precedenza le dinamiche legate alla compravendita erano meno immediate e comprendevano una serie di passaggi: non ultimo quello di recarsi al negozio e scegliere il prodotto.

Amazon, la verità sui pacchi smarriti (Ansa Foto) Cityrumors.it

C’era un rapporto produttore consumatore, anche volto sulla collaborazione reciproca. Maggiore manodopera nei negozi. Oggi, invece, funziona diversamente. I dipendenti sono nelle fabbriche e la merce si ordina attraverso il Web: Amazon è un portale, ma ce ne sono tanti altri, che garantisce acquisto e consegna in tempi rapidi.

Amazon azienda leader nel commercio online

Poi c’è la questione tutela e condizioni dei dipendenti, ma questa è un’altra storia che ha fatto e continua a far discutere. Nel frattempo il fatturato dell’azienda sale con milioni di acquisti in tutto il mondo. Attualmente c’è anche Amazon Prime, che consente di acquistare e ricevere la merce in tempi ancor più rapidi grazie a una fitta rete di corrieri.

L’azienda ricolloca i pacchi smarriti – Cityrumors.it

Funziona anche in Italia. La gestione dei pacchi è sempre impeccabile, con soddisfazione e incremento del fatturato da parte di Jeff Bezos. L’uomo che anni fa ha cominciato da una cameretta e oggi è ai vertici del commercio mondiale: determinazione, ma anche tanta strategia. Tuttavia sbagliano anche i migliori, anzi: forse diventano i migliori solo dopo aver sbagliato e rimediato ai propri errori. Amazon ha appena fatto sapere dove vanno a finire i pacchi smarriti.

Cos’è la “blind sale” e come funziona

Capita (di rado) che qualcosa non arrivi a destinazione: i motivi possono essere diversi. Da un indirizzo sbagliato fino alla mancata risposta da parte di un utente. Se il corriere arriva e non riceve segnale, lascia il pacco in una zona designata nelle vicinanze dell’indirizzo primario. Questo nella migliore delle ipotesi, ma cosa accade quando neanche la seguente opzione è attuabile? I pacchi restano invenduti, con relativo stallo e mancanza di incasso.

La “Blind sale” arriva a Roma – Cityrumors.it

Rimangono, quindi, quantità di merci inutilizzate nei magazzini. Allora l‘azienda ha dato vita a una vera e propria usanza: prende il nome di “blind sale”. In pratica vengono rivenduti gli oggetti smarriti e non più acquistati dagli utenti. A prezzi stracciati. Averli, tuttavia, non è così semplice: occorre farsi trovare nel posto giusto al momento giusto.

L’evento arriva a Roma

Una sorta di “svendita” elevata a evento. La “tradizione” – come racconta Il Messaggero – si è riproposta anche a Roma. Il centro commerciale Roma Est di via Collatina ha aperto le porte ai consumatori più incalliti. Da ricordare che il pacco resta chiuso, quindi non è dato sapere (a una prima occhiata) cosa contiene.

Gli appassionati comprano a scatola chiusa. Il prezzo? 2 euro. Sembra una stranezza, ma questi eventi non solo piacciono ma fungono anche da pubblicità per i centri commerciali che li ospitano. Infatti, come si legge nelle testimonianze, persone arrivano da tutta Italia per cimentarsi: qualcuno, addirittura, è partito da Trento.

Consumatori divisi

Con l’occasione, ha ammirato la Capitale e si è portato via qualcosa: “Amiamo l’unboxing e partecipare a questa specie di caccia al tesoro per noi è molto stimolante”, ammettono gli utenti. C’è anche chi, però, storce il naso: “Mi dispiace – si legge sul noto quotidiano capitolino – ma comprare senza poter vedere subito cosa c’è dentro il pacco, anche se a prezzo stracciato, non è corretto”, ribattono alcuni consumatori.

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Insomma in America la tradizione della blind sale va per la maggiore, mentre in Italia cattura i più appassionati lasciando anche qualche perplessità. Abbattere gli sprechi con ingegno è possibile: Amazon si conferma Prime, per come interpreta il mercato, anche rispetto alla “cultura dello scarto”.

Andrea Desideri

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