Anticipo TFS, la decisione INPS che sorprende. Ottenere i soldi prima non sarà possibile. Una breve panoramica sulla vicenda.
Tempi difficili per i dipendenti pubblici andati in pensione. Si conferma la decisione dell’INPS di sospendere, per quest’anno, l’anticipazione ordinaria del Trattamento di fine servizio (TFS) per i lavoratori della PA che vanno in pensione. La motivazione della scelta è presto detta: l’esaurimento dei fondi annuali disponibili.
Lo stanziamento di 300 milioni è già terminato, una cifra minima di fronte agli arretrati pari a 14 miliardi di euro. Nemmeno le sentenze della Corte Costituzionale hanno modificato la situazione. I ritardi nei pagamenti del TFS restano tali e anche la soluzione della convenzione stipulata con le banche per l’anticipo di parte del TFS è impraticabile visti i costi di interesse quasi del 5% che deve pagare il lavoratore.
Anticipo TFS che cosa succede
L’anticipazione TFS dell’INPS ha costi più bassi, con interessi pari all’1%. Ma con la decisione del consiglio di amministrazione dell’INPS la sospensione di questa opportunità per i lavoratori della PA è definitiva. Quindi la sperimentazione a fine 2022 non durerà il triennio preventivato e già da questa estate non è più possibile fruirne.
Le possibilità che questa scelta sia modificata in un futuro prossimo sono ben poche, considerando la situazione attuale dell’INPS alle prese con l’effetto simultaneo di invecchiamento della popolazione e calo demografico. Senza intervento statali la situazione patrimoniale dell’INPS è destinata a peggiorare in breve, passando dal disavanzo di 23 miliardi del 2023 a quello di 45 miliardi previsto per il 2032.
La situazione dell’anticipo del TFS negato non è nemmeno una delle preoccupazioni principali del governo. Si consideri la condizione dei conti pubblici con il ritorno in vigore del Patto di stabilità e la procedura d’infrazione aperta dalla Commissione europea contro l’Italia per deficit eccessivo. Le conseguenze dieci, dodici miliardi di tagli alla spesa pubblica ogni anno per il prossimo quadriennio.
Quindi, non sembra che ci siano possibilità di cambiamento della situazione relativa all’anticipo TFS, nonostante le sentenze della Corte Costituzionale. Secondo i giudici costituzionali, la garanzia della giusta retribuzione si concretizza nella congruità dell’ammontare di quanto pagato, ma anche nella tempestività. Ma la realtà non è questa e il TFS è pagato in ritardo anche in caso di decesso o invalidità permanente del dipendente pubblico.
Il governo ha ammesso che il TFS, che è salario differito, retribuzione guadagnata con prestazione d’opera già effettuata, è pagato in media 10 mesi dopo la comunicazione della morte o dell’invalidità permanente del lavoratore, nonostante la legge prevede che in casi del genere il pagamento avvenga entro 105 giorni.