L’assegno di inclusione, nato per sostituire il rdc, è partito da poco ma sembra che siamo già di fronte a un vero fallimento.
I poveri in Italia sono sempre di più, per diverse cause, e non è che stringendo i paletti per l’accesso ai sussidi si eliminano automaticamente. Il Governo sta dunque facendo i conti e deve gestire una realtà che finora ha forse sottovalutato.
Ad oggi, le domande di assegno di inclusione accettate sono pochissime, la metà di quelle stimate dal Governo stesso: almeno 180 mila sono state rifiutate e anche chi ha avuto la “fortuna” di vedersi accogliere la domanda ha ricevuto e riceverà molti meno soldi rispetto al reddito di cittadinanza. Ma spunta una speranza.
Dai dati pubblicati dal Ministero del Lavoro, relativi ai pagamenti di gennaio e alle domande respinte, si comprende molto bene la situazione sull’attuale assegno d’inclusione.
Forse qualcuno a Palazzo Chigi sta comprendendo che il rdc aveva delle criticità per via dei disonesti che lo percepivano senza averne diritto; la soluzione sarebbe stata quella di effettuare controlli incrociati, e non di togliere il reddito a chi ne ha davvero bisogno.
Oggi infatti, grazie a controlli più severi ed effettuati con i nuovi sistemi informatici, il risultato è che a fronte di 480 mila richieste accettate ce ne sono altre 300 mila in attesa di rettifiche o di ulteriori indagini.
A seguito di queste evidenze, a Palazzo Chigi non pochi ipotizzano di introdurre nuovi criteri per accedere al sussidio; l’idea è quella innanzitutto di partire dal parametro della scala di equivalenza, ma anche di “ammorbidire” i criteri per quanto riguarda i cosiddetti “occupabili”. Forse stanno comprendendo che avere tra i 18 e i 59 anni non è una condizione sufficiente ad avere un lavoro che piomba dal cielo.
Anche sul numero dei figli che porta le variabili nella DSU si pensa di lavorare, per dare più peso e dunque di fatto anche assegni più alti.
A occuparsi di queste (probabilmente imminenti) modifiche e migliorie dell’assegno di inclusione sarà il Comitato scientifico per la valutazione delle misure di contrasto alla povertà, ricostituito proprio dall’attuale Ministro del Lavoro.
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