Assegno pensione, in caso di prestazioni previdenziali basse è possibile ottenere degli interessanti incrementi. I dettagli.
Il sistema previdenziale italiano è sempre al centro del dibattito politico. Obiettivo, una sua riforma e il superamento dell’impostazione data dal ministro Fornero durante il governo Monti. Purtroppo la limitatezza delle risorse finanziarie rende difficile un progetto del genere. Lo testimoniano le ultime modifiche apportate ad alcune misure di anticipo della pensione, con la stretta ad alcuni requisiti.
Un tema molto scottante è dato dall’intervento a favore delle prestazioni più basse che costituiscono il grosso delle pensioni erogate. Un tema che interessa milioni di pensionati alla prese con assegni che non sempre garantiscono un tenore di vita degno, soprattutto considerando le attuali condizioni economiche non certo ottimali, con continui aumenti di servizi e generi di prima necessità.
Il tema del sostegno ai pensionati con prestazioni troppo esigue è stato già affrontato in passato. Attualmente infatti sono possibili delle maggiorazioni e delle mensilità aggiuntive se si è in possesso di determinati requisiti anagrafici e contributivi. Complessivamente si può ottenere una sorta di bonus, fino a 2.270 euro l’anno, se si rientra in determinati paletti.
Diciamo immediatamente che queste opportunità riguardano esclusivamente le prestazione previdenziali, sono escluse quelle di tipo assistenziale come l’assegno sociale. Il bonus cui si accenna è composto dalla quattordicesima mensilità e dal cosiddetto incremento al milione. Mentre la prima misura è versata automaticamente dall’Inps agli aventi diritto, la seconda deve essere richiesta dall’interessato.
La quattordicesima spetta ai titolari di pensione da lavoro dipendente e autonomo che abbiano compiuto o stiano per compiere 65 anni di età. Spetta solo a chi percepisce una pensione pari fino a due volte il trattamento minimo INPS. Con gli aggiornamenti annuali, oggi il limite massimo è di euro 15.563,86 euro di pensione.
L’importo ricevuto dipende dalla gestione di appartenenza (per gli autonomi sono necessari più anni di contributi versati, almeno 28 anni, contro i 25 dei dipendenti); dagli anni di contributi versati (maggiori contributi corrispondono a una quattordicesima più elevata); dall’ammontare della pensione ricevuta (la quattordicesima più alta spetta ai trattamenti fino a 1,5 volte il minimo INPS).
Quindi in caso di trattamento percepito entro 1,5 volte il minimo INPS, oltre i 25 o 28 anni di contributi versati, 65 anni compiuti l’ammontare massimo della quattordicesima arriva a 655 euro, erogati a luglio. La maggiorazione sociale al milione spetta ai pensionati tra i 60 e 64 anni di età, partendo da 28,63 euro al mese. Tra i 65 e i 69 anni sale a 82,64 euro al mese.
Con 25 anni di contributi e 65 anni di età la maggiorazione sale a 136,44 euro al mese (124,44 per chi beneficia della quattordicesima). Quindi un incremento annuo in quest’ultimo caso di 1.617 euro che sommati alla quattordicesima, danno una maggiorazione annua di 2.272,72 euro.
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