Questo sostegno spetta anche ai figli maggiorenni, ma in alcune condizioni potrebbe essere sospeso: la legge in merito.
L’Assegno Unico Universale è una forma di sostegno ai nuclei familiari con uno o più figli; questo vale sia per i soggetti minorenni che quelli maggiorenni, fino al 21esimo anno di età. L’importo percepito è strettamente correlato al limite ISEE: più la soglia reddituale è alta e minore sarà la somma percepita; la somma varia in base a diversi fattori come la disabilità del figlio. Come ormai noto, l’Assegno Unico è soggetto a un adeguamento annuale basato sull’andamento dell’inflazione. A gennaio 2023, l’importo mensile è aumentato dell’8,1%. Anche quest’anno, ci saranno ulteriori aumenti che porteranno differenze sia sull’importo che sul limite ISEE.
Per quanto riguarda la soglia minima, quest’anno il tetto minimo dell’Isee passerà da 16.215 a 17.090,61: chi rientra in questa fascia di reddito, l’assegno unico passerà da da 189,2 a 199,4 euro. Infine, chi supera un Isee di 45.574,96 euro vedrà un importo più basso: 57,2 euro per i figli minorenni e 28.5 per i figli dai 18 ai 20 anni. A tal proposito è bene sapere che alcuni richiedenti con a carico figli maggiorenni potranno perdere addirittura il diritto al sostegno.
Assegno Unico figli maggiorenni: chi perderà il sostegno
Questo sostegno spetta per tutti i figli minorenni e per quelli maggiorenni fino a 21 anni. Per quanto riguarda questi ultimi, l’assegno può essere addirittura versato sul proprio conto; ma per la ricezione del sostegno, i soggetti spettanti devono rientrare in determinate casistiche. Anche per questo 2024, alcuni percettori dovranno dunque assicurarsi di rispettare i limiti richiesti.
Secondo la normativa, l’Assegno Unico spetta ai figli maggiorenni a patto che siano disoccupati, studenti (anche universitari), o iscritti ad un corso di formazione professionale. Nel caso in cui il figlio lavori, può comunque ricevere l’assegno purché non superi una certa soglia reddituale. A tal proposito è bene specificare la cifra.
Il reddito che il figlio non deve superare per poter ancora ricevere l’assegno unico è di 8.000 euro l’anno. Se, dunque, il figlio maggiorenne lavora (per esempio con un contratto a chiamata), ma non supera tale somma annua, potrà continuare a percepire l’assegno. In caso contrario, sarà necessario comunicare all’INPS le nuove variazioni di reddito. Una volta dichiarato che il figlio o la figlia percepisce una soglia oltre al limite stabilito, l’istituto provvederà alla sospensione del beneficio per lei. Infine, è bene sapere che chi non dichiarerà in maniera corretta la variazione di reddito potrà essere soggetto ad alcune penali tra cui la restituzione del sostegno nel periodo non spettante.