Baroni (Piccola Industria): “Ecco la priorità per le nostre aziende”

Giovanni Baroni, presidente di Piccola Industria, in un’intervista a ‘Il Sole 24 Ore’ svela quale è la priorità per le aziende del nostro Paese.

L’economia dà piccoli segnali di ripresa, ma la strada è assolutamente molto lunga. Giuseppe Baroni, presidente di Piccola Industria di Confindustria, analizza nei dettagli la situazione e conferma che la priorità deve essere “quella Industria 5.0 che mette al centro le persone su cui stiamo insistendo. Altrimenti esiste l’alto rischio che le nostre imprese perdano competitività e finiscano fuori dalle catene di fornitura“.

Intervista Baroni Il Sole 24 Ore
Baroni sul futuro dell’industria italiana – Cityrumors.it

Per Baroni non si può aspettare perché “il nostro sistema è composto per il 90% da pmi, non abbiamo materie prime, siamo un Paese trasformatore e tutte le nostre imprese sono inserite in catene di fornitura estere, con il capo filiera estero. Per questo motivo le carte vincenti per l’Italia sono innovazione e flessibilità. Se li perdiamo, poi non riusciremo ad rientrare in questo mondo“.

Baroni conferma: “Serve l’Industria 5.0”

Intervista Baroni Il Sole 24 Ore
Baroni spinge per l’Industria 5.0 – Cityrumors.it –

Non solo flessibilità e innovazione, ma per l’Italia seve anche l’Industria 5.0. “Abbiamo visto gli effetti di quella 4.0 – sottolinea Baroni – ed ora dobbiamo ripetere questa formula, dando spazio all’innovazione e alla formazione sia dei giovani che delle persone che lavorano già in azienda. L’uomo deve essere messo al centro“.

E sulle misure più opportune il presidente di Piccola Industria sottolinea: “Occorre potenziare i crediti formativi, agevolare meccanismi di welfare aziende che consentiranno all’impresa di costruire percorsi formativi continui. Ma si deve anche investire per favorire l”ingresso delle donne“. Tra le situazioni più complicate c’è quella dell’industria manifatturiera con 508mila addetti da trovare entro il 2027: “La chiave resta sempre la formazione. La cosa più grave è che sono i giovani a restare fuori dal mondo del lavoro“.

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