Massimizza il tuo assegno pensione di invalidità: ecco le regole e i limiti di reddito per accedere a benefici più sostanziosi.
L’assegno pensionistico di invalidità è una risorsa cruciale per coloro che affrontano sfide fisiche o di salute che limitano la loro capacità lavorativa. Tuttavia, molti ignorano le opportunità di ottenere importi più consistenti, spesso dovuti a limiti di reddito poco chiari o a regole non pienamente comprese.
Ecco dunque quali sono le regole e i limiti di reddito associati all’assegno pensionistico di invalidità, ma anche le strategie e le informazioni utili per massimizzare questo sostegno finanziario vitale. Cosa c’è da sapere a riguardo.
Comprendere la maggiorazione della pensione di invalidità civile: criteri e dettagli
Molte persone si rivolgono agli sportelli sociali dell’AIL con domande riguardanti la maggiorazione della pensione di invalidità civile, spesso generando dubbi e fraintendimenti. Ecco dunque un chiarimento con dettagli utili, le condizioni e i criteri che regolano questo incremento pensionistico. Per comprendere appieno l’applicazione, è fondamentale esaminarne l’evoluzione nel tempo: nel 2022, una normativa stabilì che gli anziani oltre i 65 anni (o 60 se invalidi) avrebbero dovuto percepire almeno un milione di lire come reddito minimo. Successivamente, con il passaggio all’euro, l’impatto dell’inflazione ha portato nel 2023 l’importo a 700,18 euro.
Nel 2020, una sentenza della Corte Costituzionale e una relativa legge hanno esteso questo principio a tutti gli invalidi totali, indipendentemente dall’età, generando l’incremento della pensione da 313,91 euro a 700,18 euro. Tuttavia, esistono criteri e condizioni precise che delineano chi ha diritto a questa maggiorazione e in che misura.
La prima condizione fondamentale è percepire una pensione di invalidità civile totale. Chi riceve una pensione per invalidità civile parziale o solo l’indennità di accompagnamento, senza la pensione, non può beneficiare della maggiorazione. Un aspetto più complesso è rappresentato dalle condizioni reddituali personali. L’obiettivo primario è garantire un reddito mensile minimo di 700,18 euro, corrispondente a 9.102,34 euro annui, integrando quanto manca per raggiungere tale cifra. Questo importo comprende già la pensione di invalidità, che ammonta a 4.080,83 euro annui, lasciando una differenza massima coperta dalla maggiorazione di 5.021,51 euro all’anno o 386,27 euro al mese.
Chi possiede ulteriori introiti vedrà la maggiorazione diminuire fino a esaurirsi se il totale degli introiti supera i 9.102,34 euro annui. Anche le somme esenti da IRPEF, incluse quelle della sola indennità di accompagnamento, incidono su questa valutazione. Una terza condizione si applica quando il beneficiario è coniugato e i redditi complessivi superano i 15.644,85 euro annui, annullando il diritto alla maggiorazione.
Qualora l’INPS non eroghi la maggiorazione in automatico, è consigliabile rivolgersi a un patronato sindacale per richiedere un ricalcolo (noto come “ricostituzione reddituale”). È essenziale informare l’INPS di eventuali modifiche della situazione reddituale per evitare il versamento improprio della maggiorazione, il quale potrebbe richiedere una successiva restituzione.
In sintesi, per determinare il diritto alla maggiorazione occorre considerare diversi aspetti, tra cui il tipo di pensione, i redditi personali e, se coniugati, i redditi coniugali. La maggiorazione si applica in modo graduale, riducendosi o annullandosi se gli introiti complessivi superano i limiti stabiliti, garantendo la sua erogazione solo a coloro che soddisfano le condizioni specificate.