Conti correnti, i depositi calano sempre di più: gli ultimi dati che sono stati emanati parlano chiaro
Lo scorso anno gli italiani hanno depositano meno contanti nei conti correnti. La conferma arriva attraverso una nota diffusa da parte della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi). La stessa che ha voluto analizzare anche le differenze tra i rendimenti che ci sono al Nord ed al Sud. Secondo quanto riportato dall’analisi, nel 2023, sui conti correnti italiani sono stati messi 1.153 miliardi di euro. Vale a dire il 3,6% in meno rispetto all’anno precedente. Un calo importante visto che stiamo parlando di 43 miliardi di euro.
A stabilire questo importante “record” di liquidità nazionale c’è una regione in particolare: stiamo parlando della Lombardia. Gli abitanti in questione hanno depositato nei conti correnti ben 235 miliardi di euro, vale a dire il 20% del totale. In questa classifica si piazzano in alto anche il Lazio ed il Veneto (rispettivamente 10,5% e 9,2%) della liquidità nazionale. Di conseguenza troviamo l’Emilia-Romagna, il Piemonte, la Campania e la Toscana con dati che oscillano tra il 6,3 e 8,5%. In basso alla classifica troviamo la Basilicata, il Molise e la Valle d’Aosta con liquidità inferiori all’1%.
Tra il 2022 ed il 2023 c’è stato un importante aumento del costo del denaro. Basti pensare che ci sono stati 10 rialzi in 14 mesi decisi direttamente dalla Banca Centrale Europea, con tanto di incremento dei tassi di interesse praticato dalle banche sui depositi dove il tutto è contenuto. La media nazionale del tasso di interesse praticato dalle banche alla clientela, per un conto corrente fino a 50mila euro, si attesta sullo 0,21%.
Per quanto riguarda il livello territoriale le differenze di rendimento aumentano. Per la Federazione dei bancari non ci sono assolutamente dubbi: nonostante il Sud abbia 1/4 del portafoglio di liquidità non c’è alcuna “parità di trattamento” sui rendimenti che le banche riconoscono esclusivamente sui salvadanai dei loro clienti.
In conclusione sono arrivate anche le parole da parte del segretario generale Fabi. Si tratta di Lando Maria Sileoni che ha dichiarato: “Il conto corrente remunerato può rappresentare un vero e proprio fattore di attrattività per quanto riguarda le banche. Nel caso in cui dovesse essere considerato solamente un costo, allora chi ci va a perdere non è solamente la cliente e il fisco“.
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