L’introduzione dei dazi commerciali imposti dall’amministrazione americana nei confronti di alcuni stati, Italia compresa, ha fatto scattare l’allarme proprio per alcuni prodotti del Made in Italy
La possiamo definire oramai una vera e propria guerra commerciale quella che il presidente americano ha deciso di intraprendere soprattutto contro alcuni paesi confinanti o con la stessa Europa. I dazi imposti da Trump puntano infatti a scoraggiare le importazioni, rendendo più difficile l’accesso delle merci estere al mercato statunitense. Il dazio è un’imposta applicata al momento dell’ingresso delle merci alla frontiera e a pagarla è lo stesso venditore.

Le produzioni agroalimentari di qualità, dal vino ai formaggi passando per l’olio e la pasta. Le automobili e i veicoli commerciali. Il mercato della moda. La filiera della lavorazione dei metalli. Questi sono i settori del Made in Italy che rischiano di essere maggiormente colpiti dai dazi al 20% imposti dagli Stati Uniti sulle merci esportate dall’Europa.
Una guerra commerciale
Li aveva annunciati durante il discorso di insediamento come nuovo Presidente degli Stati Uniti, ma da venerdì sono diventati realtà. Donald Trump ha deciso di far scattare una vera e propria guerra commerciale per salvaguardare le aziende americane, imponendo dei dazi a chiunque venda i proprio prodotti sul suolo americano. Una decisione di cui ancora non si conosce la reale portata e, mentre le borse di tutto il mondo continuano a segnare un rosso preoccupante, i vari paesi colpiti da questo provvedimento provano a trovare una soluzione che possa mediare il problema. In attesa di capire quali saranno le contromisure assunte dalla Ue, il governo italiano proverà la strada della negoziazione singola con gli Usa, per provare a salvaguardare tutti quei prodotti tipici del made in Italy che tanto successo hanno nel mondo, Stati Uniti compresi.

Tutti i settori della filiera italiana infatti potrebbero avere dei pesanti contraccolpi e alcune regioni in particolare potrebbero avere delle ripercussioni sulle loro produzioni interne. Un grido d’allarme infatti è arrivato dalla regione Abruzzo per quanto riguarda la produzione del vino tipico di queste parti, che ora potrebbe vedere rallentata se non bloccata la via verso il mercato a stelle e strisce.
Potrebbe essere un bagno di sangue
E proprio in occasione dell’evento organizzato da Federvini, nel corso della 57esima edizione di Vinitaly che si è aperta nel weekend nella classica location della Fiera di Verona, esperti, imprenditori e rappresentanti istituzionali hanno discusso le nuove sfide che il comparto vitivinicolo è chiamato ad affrontare, soprattutto alla luce della minaccia dei dazi Usa sulla produzione e sulle esportazioni. “I dazi di Trump rischiano di rappresentare un duro colpo per il vino abruzzese. Nel 2024 gli Usa sono stati il primo mercato per l’Abruzzo, con un valore delle esportazioni pari a 54 milioni di euro. La tassazione al 20% rischia di sfavorire proprio i vini della nostra categoria”, ha detto Davide Acerra, marketing manager del Consorzio Tutela vini d’Abruzzo, commentando i rischi, per il vino abruzzese, derivanti dai dazi imposti da Donald Trump.

“Come Consorzio continueremo a spingere in termini di posizionamento, attività che portiamo avanti dal 2018. Basti pensare che nel 2010 l’export dei vini abruzzesi era pari a 100 milioni di euro, mentre oggi, dopo anni in costante crescita, ha raggiunto i 290 milioni di euro. Dovremo ragionare anche in termini di diversificazione e trovare nuovi mercati”, ha aggiunto Acerra.