Quella che è diventata una vera e propria guerra commerciale rischia di confondere ancora di più le idee tra rinvii, prodotti esentati e nazioni salvate dal provvedimento
Una minaccia ventilata in campagna, diventata realtà dopo l’annuncio ufficiale che ha fatto crollare per due giorni i mercati finanziari nel mondo, mettendo in moto tutte le possibili ritorsioni da parte dei paesi che sarebbero stati colpiti dal provvedimento. Fino alla clamorosa retromarcia di due giorni fa, con il presidente degli USA Donald Trump che ha praticamente detto al mondo che stava scherzando e la decisioni di introdurre dazi commerciali erano in pratica solo “un brutto sogno”, per quasi tutti.

I dazi lanciati da Donald Trump contro quasi tutti i Paesi sul pianeta variavano in percentuale, secondo il paese che andavano a colpire. Le tariffe partivano infatti dal 10% (per il Regno Unito, ad esempio) arrivando a percentuali ben più alte, come il 46% per il Vietnam e il 34% alla Cina. L’Unione europea invece è stata colpita con un incremento del 20%. Questo significava che le aziende dei Paesi colpiti, per vendere i loro prodotti negli Usa, dovevano versare una tassa aggiuntiva secondo la percentuale indicata.
Una vera guerra commerciale
I dazi di Donald Trump, applicati dagli Stati Uniti a quasi tutto il resto del mondo, hanno scosso l’economia e la politica internazionale per un paio di giorni. Alla pubblicazione delle percentuale che sarebbero state applicate ai vari paesi colpiti in molti hanno immaginato l’inizio di una vera e propria guerra commerciale con dazi e contro dazi in risposta a quelli lanciati dall’amministrazione americana. I mercati finanziari sono andati in tilt e in poche ore sono stati bruciati milioni di euro o dollari su tutte le piazze mondiali.

Una battaglia che non si capiva chi avrebbe, alla fine della fiera, favorito davvero. Fino all’annuncio altrettanto a sorpresa fatto due notti fa da parte dello stesso Trump del congelamento del provvedimento almeno per i prossimi 90 giorni, con effetto immediato tranne per quelli del 145% lanciati contro la Cina, proprio nel momento ad esempio in cui la stessa UE si apprestava a lanciare i suoi contro dazi in risposta a quelli stelle e strisce.
A sorpresa risparmiati anche i prodotti elettronici
Una mossa quella del congelamento che ovviamente ha fatto tirare un sospiro di sollievo al mondo intero. Restavano in vigore soltanto quelli contro la Cina, inaspriti ancora di più, con un’ imposta minima del 145%, che però poteva avere una importante ripercussione su tutti quegli appararti e componenti elettronici indispensabili nell’assemblaggio di smartphone, computer e tutti gli altri apparecchi elettronici simili.

Ecco perchè oggi Trump ha estratto l’ennesimo jolly dal mazzo esentando, con un provvedimento ad hoc, dai dazi reciproci imposti alla Cina, tutti gli apparati elettronici soprattutto appunto smartphone, consolle elettroniche e computer. Infatti, circa il 90% della produzione e dell’assemblaggio di iPhone di Apple avviene nel Paese asiatico, poi altre piccole parti tra India e Vietnam. Quindi l’imposizione di dazi così altri avrebbe avuto pesanti ripercussioni sul prezzo finale di questo genere di apparati elettronici, con conseguente crollo delle vendite.