Dopo la comparsa della shrinkflation, quella pratica commerciale che porta le aziende a risparmiare sulla quantità di un prodotto senza toccare il prezzo di vendita, oggi fa tendenza l’inflazione da avidità
Secondo un’analisi di Oxfam e ActionAid, mentre il costo della vita saliva, negli ultimi due anni 722 tra le più grandi imprese del mondo hanno realizzato, in media, quasi 1.000 miliardi di dollari di extraprofitti all’anno, mentre i prezzi di beni di consumo, cibo ed energia schizzavano alle stelle assieme ai tassi di interesse, con un impatto devastante sul costo della vita per miliardi di persone.
Nuova strategia commerciale
Questa evidenza ha messo in risalto una pratica purtroppo molto usata dalle aziende nei periodi di forte inflazione. Si tratta della greedflation, “l’inflazione da avidità”. Il nome deriva dalle parole inglesi “inflazione” e “avidità”. Dopo la shrinkflation quindi, strategia usata dalle aziende che mantengono invariato il prezzo di vendita finale dei prodotti, ma ne riducono la quantità o la qualità, contando sulla errata percezione che i prezzi non siano cambiati, emerge questo nuovo comportamento “anomalo”. In sostanza, inizialmente, le aziende aumentano i prezzi a seguito degli aumenti dei costi, ad esempio di luce, gas e carburanti, ma poi, anche se materie prime e bollette si abbassano, continuano a tenere alti i prezzi, incrementando i loro margini di profitto, puntando sul fatto che i consumatori, in un contesto inflattivo, non si rendono conto degli aumenti e “accettano” un prezzo gonfiato. Numerosi economisti infatti sostengono che l’incremento degli utili delle imprese risulta molto più determinante degli aumenti salariali nel rilevante incremento dei prezzi.
Consumatori ingannati
E’ quello che è accaduto infatti nel caso delle compagnie aeree, obbligate poi a spiegare la dinamica dei prezzo applicati, visti gli aumenti spropositati che hanno registrato soprattutto alcune tratte. L’aumento di prezzo è quindi finalizzato a ottenere un vantaggio dall’inflazione e aumentare così i margini di profitto delle aziende che hanno potere sul mercato e alzano i prezzi accordandosi implicitamente con i concorrenti. La scoperta di questa pratica da parte dei clienti può portare a una riduzione delle vendite e al danneggiamento dell’immagine aziendale, che verrà percepita come poco etica e non solidale con la società in cui opera. “The Guardian” sottolinea che nella prima metà del 2022 i margini di profitto delle imprese quotate sulla Borsa di Londra hanno visto una crescita dell’89% rispetto ai margini pre-Covid. Negli USA, per esempio, il settore delle uova è stato accusato di comportamenti collusivi a causa di un prezzo aumentato del 60% nel 2022, in Francia il costo degli alimenti è diventato una questione politica scottante e Carrefour ha deciso di fare i nomi dei marchi che hanno attuato la cosiddetta shrinkflation, in Grecia, il governo ha invitato i fornitori a condividere le informazioni sui prezzi dei prodotti alimentari di base. Anche il mercato dell’auto ha avuto aumenti anomali, infatti i prezzi delle auto usate hanno registrato incrementi del 30%.