Secondo i risultati di una recente ricerca, le donne in Italia sono più istruite degli uomini, ma continuano a percepire salari inferiori
Viviamo in un mondo ipertecnologico, ci battiamo giustamente in tutti quei casi che potrebbero creare disagio in diverse situazioni, ma ad oggi il problema del “gender pay gap” è lontano dall’essere risolto. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da PwC in collaborazione con la fondazione Arel e JTI Italia.
In tutti i paesi del mondo e nella maggior parte dei settori lavorativi, le donne sono ancora pagate meno degli uomini. Questo divario retributivo continua a rappresentare una delle ingiustizie sociali più diffuse a livello globale.
Una differenza inaccettabile
Il gender pay gap è la differenza tra il salario medio di tutti gli uomini e quello di tutte le donne che svolgono un lavoro retribuito, ma non è una semplice differenza numerica. Innanzitutto calcolare il gender pay gap è molto complesso perché spesso i paesi usano indicatori diversi (per esempio, alcuni stati misurano gli stipendi su base oraria, altri su base settimanale o mensile), in genere si riferisce solo ai lavoratori e alle lavoratrici dipendenti e si distingue dal concetto equal pay for equal work, che sostiene la parità retributiva tra i due sessi per mansioni lavorative uguali o equiparabili. L’ultimo studio, condotto sull’argomento da PwC in collaborazione con la fondazione Arel e JTI Italia, ha fatto emergere che il problema in Italia è ben lontano dall’essere risolto.
Infatti la ricerca ha elaborato dati che non fanno ben sperare. A cinque anni di distanza le donne italiane guadagnano mediamente 147 euro in meno rispetto agli uomini nel settore dell’ingegneria, 293 euro in meno nell’architettura e 290 in meno nel design. Divario che si amplifica con l’avanzare dell’età: secondo Eurostat, le donne sotto i 34 anni percepiscono in media un salario del 7% inferiore rispetto agli uomini, differenza di retribuzione che schizza al 14,5% tra i 45 e i 54 anni.
I motivi di questo gap
I motivi che portano a questo gap tra i due sessi sono probabilmente da ricercare in stereotipi, barriere culturali e scarse opportunità. Gli impegni familiari, l’accesso all’istruzione, ma anche la bassa presenza di donne nei ruoli di rilievo. Infatti il divario più ampio si registra tra i manager, dove le donne guadagnano in media il 23% in meno rispetto agli uomini. In Italia la disoccupazione femminile è molto alta, le donne che lavorano sono più istruite e hanno un reddito più elevato.
Per sottolineare questa disuguaglianza è stata istituita l’equal pay day, la “Giornata della parità retributiva” che segna il giorno dell’anno in cui le donne smettono simbolicamente di essere pagate rispetto ai loro colleghi uomini. La Commissione europea ricorda questo giorno ogni anno per continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica, cercando di affrontare il divario retributivo di genere da diverse prospettive, con interventi mirati a rafforzare l’occupazione femminile, la conciliazione vita-lavoro e l’equilibrio di genere nei board.