Grossi, direttore generale dell’Iaea, ha avuto un colloquio con il premier Meloni sull’energia. E in un’intervista a ‘La Repubblica’ ammette: “Importanti le mozioni votate in Parlamento”.
E’ andato in scena a Palazzo Chigi l’incontro tra Grossi, direttore generale dell’Iaea, e il premier Meloni. Subito dopo questo colloquio il numero uno dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha rilasciato un’intervista a La Repubblica nella quale ha ricordato che spetta “all’Italia dover decidere di ritornare ad investire sul nucleare. Da parte nostra c’è la disponibilità di aiutare il Paese con il nostro know how“.
Il diplomatico argentino si è comunque detto sicuro che la strada intrapresa da parte del nostro Paese è quella giusta: “Trovo molto interessanti le iniziative del governo sul piano energetico. E sono anche importanti le mozioni votate in Parlamento perché impegnano l’esecutivo a muoversi sia fissione che sulla fusione“.
Per Grossi l’Italia dovrà puntare “sulle piccole centrali con piccoli reattori modulari. Sarebbe molto più logico sul piano politico e noi siamo pronti ad aiutarli. Inoltre la Iaea può giocare un ruolo fondamentale nella costruzione del consenso sociale verso il nucleare ed ora vi spiego come“.
“Come agenzia abbiamo la capacità di valutare tutte le opportunità a disposizione – ha spiegato ancora il direttore generale – e tra queste anche i temi connessi alla sicurezza e alla questione ambiente. Inoltre, abbiamo tanti programmi di informazione e visite che hanno come principale obiettivo quello di mostrare come funziona il tutto e anche come le comunità riescono a vivere bene nonostante la presenza di queste infrastrutture“.
Grossi in questa intervista si è soffermato sulla presenza in Ucraina ribadendo che la missione “durerà fino a termine della guerra. Ad oggi sono stati rispettati i cinque principi fissati dal consiglio di sicurezza dell’Onu“.
Per quanto riguarda i rapporti con l’Iran, il direttore generale dell’Iaea ha sottolineato che “ormai non ci sono contatti e questo mi preoccupa molto. Noi siamo ancora presenti, ma le ispezioni non sono cresciute di pari passo al programma iraniano. Molti Paesi dell’area stanno sottolineando la necessità di fare qualcosa se la situazione non cambia e noi siamo al lavoro per evitarlo“.
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