L’economista Giulio Sapelli in esclusiva ai nostri microfoni dopo il crollo delle Borse di venerdì: “Sono tutti segnali negativi per l’economia mondiale”.
È stato un venerdì nero per le Borse. Tutti i principali indici hanno subito un crollo inaspettato per il rischio recessione. Una situazione che lancia un primo allarme economico da ascoltare per non dover fare i conti con un crollo ancora maggiore nei prossimi mesi.
Ai nostri microfoni in esclusiva per spiegare meglio cosa è successo e proiettarci sul futuro economico mondiale è intervenuto l’economista Giulio Sapelli.
Sapelli: “Il rischio di una recessione è costante”
Professor Sapelli, è stato un venerdì difficile per le Borse a causa della possibile recessione. C’è realmente questo rischio?
“Il rischio di una recessione è costante. Siamo in una deflazione secolare che dura ormai da diversi anni. L’orlo di una crisi è sempre dietro l’angolo e in questi due anni al quadro critico si è aggiunto anche il capitalismo di guerra. Gli Stati Uniti stanno utilizzando molti dei soldi per finanziare la guerra in Ucraina e per vincere la sfida contro la Cina. Senza dimenticare che giungono dati da tutto il mondo negativi sulla capacità produttiva e profitti industriali. Bisogna anche dire che il crollo delle aspettative è stato determinato dal mancato aumento dell’occupazione. La speranza era che con delle spese maggiori, potevano crescere anche i posti di lavoro. Non è stato così. E c’è anche un’altra cosa preoccupante: una caduta delle Borse giapponesi. Si è sempre detto che la ripartenza dell’economia iniziava dall’indo-pacifico e quindi dal Giappone, ma adesso abbiamo avuto questo crollo storico. Un abbassamento così radicale non era mai successo. E’ ancora presto per parlare di recessione, ma sicuramente c’è un rallentamento costante della capacità produttiva. Andiamo incontro ad un periodo di stagnazione. E poi vedo un altro indice significativo: sono caduti gli indici hi-tech che dovrebbero essere la punta della ripresa economica. E’ davvero una cosa preoccupante“.
Un crollo che arriva dopo mesi dove si è parlato di una economia in ripresa.
“Era un rimbalzo. E’ chiaro che se stai chiuso, poi hai una ripresa. Non bisogna mai farsi ingannare dalla proporzionalità. Se l’1% non è accompagnato da un valore assoluto non significa nulla. Negli ultimi 20 anni abbiamo perso oltre venti punti di Pil. Quindi i numeri registrati sono davvero bassi e anche per l’economia mondiale è così. Ad oggi l’unica che sembra a viaggiare è la locomotiva americana e i dati negativi sembrano essere collegati ad una questione elettorale. Mi hanno molto colpito le dichiarazioni negative della JP Morgan, da sempre vicina a Trump. La lettera inviata agli investitori è sicuramente molto significativa“.
Un futuro che si prospetta quindi complicato?
“Assolutamente sì e possiamo parlare di un presente complicatissimo. Illuderci che la guerra porti sviluppo economico è un grande errore. Adesso ci sarà un po’ di crescita dovuto all’economia di guerra, ma la ripresa economica è tutta un’altra cosa. In più negli ultimi anni si sta avendo il colossale spostamento del reddito dai salari al capitale e senza quello da lavoro non si ha la possibilità di crescita. Sono tutti segnali negativi“.