Fragole, calano sempre di più i consumi: per quanto riguarda i prezzi tutto nella norma. Gli ultimi aggiornamenti
“Fragole, panna e champagne“, così cantano Achille Lauro e Rose Villain. La cosa certa, però, è che il prezzo del frutto non ha raggiunto il costo del vino spumante francese. Con la speranza che non lo raggiungerà mai. Scherzi a parte, da ribadire che proprio il prezzo delle fragole non sale rispetto all’anno prima. Anche perché dopo cinque anni di aumenti (arrivati addirittura al 32%) fino a questo momento il prezzo è allineato come quello della passata stagione.
Secondo quanto riportato da Bmti e Italmercati la fragola campana è stata quotata da 3,00 a 3,50 €/kg, la Candonga intorno ai 4,50€/Kg e la fragola di Matera dai 5,00 ai 5,50 €/Kg. A mantenere stabile il prezzo è il minor consumo. Segno del fatto che la fragola viene considerata, ancora adesso, un frutto di cui la gente può benissimo fare a meno. Le vendite, già calate del 6% rispetto lo scorso anno hanno accelerato la maturazione. Rimane invariata anche la produzione italiana con gli ultimi dati di Cso Italy con un calo dell’appena 1% di ettari dei terreni coltivati per un totale di 4.070 ettari.
Fragole, calano i consumi ma i prezzi rimangono uguali allo scorso anno
Secondo quanto riportato dal Cso pare che la metà delle coltivazioni si concentrano prevalentemente in Campania e Basilicata. Successivamente troviamo la Sicilia e poi una regione del Nord come il Veneto. Solamente nel Centro Italia si è registrato un piccolo aumento del +2% delle aree coltivate con 500 ettari in più dedicate alle fragole nel Lazio e Umbria. Secondo l’Istat la produzione è di 110mila tonnellate. Una stima commerciale dal valore di 400 milioni di euro.
Anche perché, a quanto pare, il nostro Paese continua a dipendere dall’estero per quanto riguarda una buona parte dei consumi con un saldo negativo nella bilancia export-import dal valore di 22,5 milioni di euro. Il primato dei produttori esteri arriva dalla Turchia con 700mila tonnellate. Poi troviamo la Spagna, Germania, Polonia e l’Italia. Basti pensare che solamente dalla Spagna tendiamo ad importare l’80% del totale per quasi 20mila tonnellate ed un valore di 51,7 milioni di euro.