Che cosa succederà nel 2025 sul fronte degli stipendi? Le parole del ministro Giorgetti in merito al taglio del cuneo fiscale
Sono in tanti in questi mesi a domandarsi come evolverà la situazione sul fronte degli stipendi. Del resto gli interventi messi in atto con l’ultima legge di Bilancio sono stati quasi del tutto azzerati dal caro vita provocato dall’inflazione, e le lamentele provenienti da più parti sono legate al fatto che si sia trattato di misure ‘una tantum’ o a scadenza e non strutturali (ad eccezione delle categorie interessate dal rinnovo del CCNL).
Tali dunque da non consentire ai lavoratori di capire come varieranno gli equilibri tra entrate e uscite nel prossimo futuro. Note negative sono arrivate anche dall’Europa con l’avvio di una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. Ciò nonostante ci sono anche buone notizie che riguardano proprio il taglio del cuneo fiscale: ecco che cosa potrebbe accadere nel corso del 2025.
Taglio del cuneo fiscale nel 2025? Le ipotesi allo studio
Il governo sta lavorando alle misure da inserire nella Manovra 2025 e una di queste riguarda anche il taglio del cuneo fiscale in busta paga, con ripercussioni immediate sullo stipendio di milioni di lavoratori. A confermarne la presenza nella prossima legge di Bilancio è stato il ministro dell’Economica Giancarlo Giorgetti, spiegando che questa misura rappresenta per l’esecutivo un impegno inderogabile che, dunque, dovrà essere assicurato. Un progetto che però va a scontrarsi con la procedura di infrazione che la Commissione UE ha aperto nei confronti del Belpaese in merito all’aumento fuori misura del debito pubblico indotto dalle misure eccezionali.
Ciò nonostante il governo Meloni non sembra voler rinunciare alla proroga della riduzione del carico contributivo sul lavoro dipendente, misura già in essere che verrà riproposta dopo la sua scadenza. Dunque seppur con un margine di manovra ridotto l’esecutivo intende dar seguito alla misura e fare in modo di confermare anche la riduzione degli scaglioni Irpef.
Il problema da affrontare è chiaramente quello delle risorse di allocare. Queste due misure valgono insieme 15 miliardi di euro e a questa somma andranno necessariamente aggiunti i costi legati al finanziamento delle spese correnti; il tutto in un contesto di crescita limitata, stimata per il 2024 nello 0,8% e nell’impossibilità di finanziare, a seguito della procedura d’infrazione, la manovra a deficit.
L’esecutivo punta comunque a destinare la stragrande maggioranza delle risorse disponibili “alla mitigazione dell’impatto di eventuali shock sui soggetti più esposti”, come sottolineato dal ministro. Da qui la conferma della linea seguita per il 2024 con particolare attenzione ai redditi da lavoro, e, pertanto, al taglio del cuneo che, dunque, potremmo vedere riproposto anche durante il prossimo anno.