La riforma che tutti aspettavamo è arrivata: potremo andare in pensione con 41 anni di contributi. Addio alla legge Fornero.
Si torna a discutere di pensioni in prossimità della prossima legge di Bilancio. Noi tutti facciamo il tifo per una riforma strutturale che cancelli per sempre la legge Fornero. Tale riforma potrebbe essere ormai molto vicina. A dirlo è stato il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon.
Il tema delle pensioni è uno dei più sentiti dagli italiani e sicuramente è la questione su cui è più urgente intervenire. Il Governo di Giorgia Meloni è chiamato a portare a compimento un compito difficilissimo: cancellare la legge Fornero senza troppi tagli sugli assegni. Missione possibile?
Troppo presto per fare previsioni anche se, in prossimità della legge di Bilancio 2025, due conti bisogna iniziare a farli. Da un lato è necessario agevolare le uscite anticipate per favorire il ricambio generazionale nei luoghi di lavoro. D’altro canto, però, bisogna tenere in piedi il sistema in un momento in cui le casse dell’Inps sono sempre più in bilico.
Il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon è tornato a premere il pedale dell’acceleratore su una proposta tanto cara alla Lega: mandare tutti in pensione dopo 41 anni di contribuzione. Proposta sicuramente interessante ma si potrà fare? E, soprattutto, a che prezzo?
La legge Fornero non piace quasi a nessuno e, soprattutto, non favorisce l’ingresso delle nuove generazioni nel mondo del lavoro. Abolirla è uno dei principali obiettivi di legislatura del Governo Meloni. L’Esecutivo sta studiando una strategia per mandare tutti in pensione dopo 41 anni di lavoro. Vediamo tutto nei dettagli.
Al momento c’è solo Quota 103 che può permettere a tutti di accedere alla pensione con 41 anni di contributi senza dover aspettare di aver compito 67 anni di età come vorrebbe la legge Fornero. Tuttavia per fruire di Quota 103 è necessario avere almeno 62 anni.
L’obiettivo dell’attuale Esecutivo è eliminare il requisito anagrafico. In pratica le persone potranno andare in pensione a qualunque età se raggiungeranno 41 anni di contributi. Questo è già possibile con Quota 41 la quale, per il momento, però, si rivolge solo a pochissime categorie: disoccupati che non ricevono più la Naspi, invalidi almeno al 74%, addetti a lavori usuranti o gravosi.
Il Governo Meloni sta studiano come poter estendere Quota 41 a tutti. Il problema più grosso sono i costi. E’ stato stimato che estendere a tutti questa misura costerebbe allo Stato non meno di 5 miliardi di euro nel 2025 e almeno 9 miliardi negli anni successivi. Una spesa che l’Italia non può sostenere.
L’unica via d’uscita sarebbe il ricalcolo contributivo degli assegni. In questo modo verrebbero annullate le quote retributive di chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 e tutte le pensioni verrebbero ricalcolate con il sistema contributivo. Il ché, secondo i primi calcoli, comporterebbe tagli di circa il 15%.
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