INPS, età pensionabile sul banco degli imputati: i sindacati affermano che i calcoli attuali siano fuorvianti. Cosa cambia tra 5 anni.
I conti non tornano e a rispondere dovrà essere l’INPS. Questo almeno ritengono i sindacati: la CGIL, attraverso la figura della Segretaria Confederale del Lazio Lara Ghiglione e il Responsabile del Sindacato Enzo Cigna, afferma che i calcoli effettuati dalla previdenza sociale siano sbagliati.
Al centro del dibattito l’età pensionabile. L’INPS, infatti, stando alla teoria della CGIL, avrebbe utilizzato diversi riferimenti rispetto a quelli in essere: si tratterebbe di una differente tabella, che fa riferimento all’ultimo rapporto dell’ISTAT, invece di tener conto della tabella di Ragioneria Generale dello Stato.
INPS, non tornano i conti sull’età pensionabile
In quest’ultima l’adeguamento rispetto alle aspettative di vita calcola un mese in più per andare in pensione, a partire dal 2029, le attuali stime al contrario propongono l’aumento dell’età pensionabile di 3 mesi dal 2027. Numero che passa a 5 due anni più tardi, nel 2029. Cifre che mal si associano, stando alla versione delle parti sociali, con la condizione attuale dell’Italia.
In tal senso fa eco anche il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon: “L’INPS avrebbe dovuto attendere la tabella della RGS”. È dunque una questione di riferimenti: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale avrebbe fatto affidamento su alcune proiezioni, anziché su riscontri oggettivi forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato.
Attacco frontale della CGIL
A mancare, come si legge su “La Stampa”, è l’atto direttoriale utile a dare seguito ai nuovi criteri. Solitamente viene sancito di concerto con ISTAT e RGS. L’Istituto avrebbe considerato (ed evidenziato) esclusivamente le stime preventive dello scorso ottobre. Senza attendere alcun atto ufficiale. Questo vizio di forma potrebbe aver alterato i calcoli rispetto all’età pensionabile attuale e futura.
Le stime, infatti, dovrebbero cambiare ulteriormente a partire dal 2030, ma ad alzare gli scudi è l’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero: “I Governi vogliono far finta di ridurre l’età di pensionamento, così hanno introdotto le finestre che sono dei trucchetti per aumentare l’età senza prendersi la responsabilità. Al lavoratore che matura i requisiti necessari per andare in pensione ne vengono aggiunti altri prima di lasciarlo uscire”.
La previsione dell’ex Ministra Elsa Fornero
Secondo Elsa Fornero a oggi, con la demografia attuale, è impossibile ridurre l’età di pensionamento. Si ragiona, in ultima istanza, sul cumulo pensionistico: “Associare la pensione maturata – afferma Fornero – con quella integrativa. Vuol dire alzare il numero dei contributi da 20 a 25 con l’importo minimo di accesso a tre volte l’assegno sociale”.
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La flessibilità indicata dalla Fornero prevede una forbice di 7 anni e va dai 64 ai 71 anni: “Se un lavoratore a 64 anni avrà maturato una pensione sufficiente potrà lasciare il lavoro – spiega l’ex Ministra – ma serve un numero di contributi sufficiente che permetta lo stop lavorativo. La flessibilità – conclude – non dev’essere a carico della collettività, ma pagata da ciascuno”.