Le temperature quasi estive mettono in crisi i commercianti, in calo le vendite di settembre su tutto il comparto abbigliamento, dalle scarpe ai giacconi
L’anomalo prolungamento della stagione estiva sta mettendo a dura prova i negozi di abbigliamento in tutte le città italiane. Le associazioni di categoria chiedono un intervento dello stato per una proroga delle scadenze dei pagamenti o un taglio mirato delle imposte e il blocco dei listini da parte dell’industria della moda.
Il perdurare delle belle giornate, con temperature ben al di sopra della media del periodo, sta provocando un rimescolamento di abitudini consolidate non solo per i cittadini, ma anche per i vari comparti dell’economia. Se da una parte alcuni comuni sono arrivati ad esempio a prolungare la stagione estiva degli stabilimenti balneari, dall’altra esistono intere categorie di commercianti che aspettavano con ansia l’arrivo di quella invernale.
Sole, belle giornate, temperature da maniche corte, tutto molto bello se fossimo a ridosso dell’estate e pronti per andare in vacanza, ma arrivati a metà ottobre forse sarebbe auspicabile un cambiamento del tempo per lasciare spazio ai colori dell’autunno. Non solo per un discorso di cambiamento climatico, ma soprattutto per i problemi “indotti” che il ritardare dell’entrata delle temperature più fresche porta a tanti settori dell’economia. E’ quanto sta accadendo ad esempio nel settore del commercio della moda, dove i negozianti come tutti gli anni, già da fine agosto, soprattutto nelle regioni del nord Italia, hanno vetrine, espositori e magazzini pronti per le temperature più basse. “In un settembre caldo con temperature sorprendentemente miti nonostante il cambio di stagione”, spiegano dalla Federazione Moda Italia, “i negozi di moda hanno registrato il rinvio di almeno un mese degli acquisti di maglieria, giacche, abiti, giubbotti, abbigliamento e calzature più pesanti sia per la donna che per l’uomo”. Sembra scontato che con queste temperature a nessuno verrebbe voglia di comprare un paio di stivali, un maglione o un giubbotto pesante. Quindi calano le vendite a fronte di spese fisse, tasse e mutui per i commercianti.
A settembre le vendite di abbigliamento e accessori nei negozi sono calate del -6%, dato che schizza a quota -30% se si guarda a questi primi dieci giorni di ottobre. La stagione estiva sarebbe finita dal punto di vista della proposta commerciale, ma quella meteorologica sta mettendo una volta di più in difficoltà i negozi, che devono fare i conti con magazzini sempre più pieni, con tanto di spese già affrontate per fare magazzino, a cui vanno aggiunte le criticità finanziarie legate a scadenze, tassi di mutui, prestiti e costi energetici alle stelle, affitti che seguono l’impennata dell’inflazione e alto costo del personale. Insomma una situazione davvero complicata per un intero settore. Secondo un sondaggio della Federazione Moda Italia-Confcommercio tra i suoi associati proprio per stimare l’impatto economico che questo caldo anomalo sta avendo sulle vendite di moda, il 54% dei negozianti intervistati ha segnalato un calo delle vendite, circa 320 milioni in meno di euro sul giro d’affari annuo che si attesta intorno a 34 miliardi di euro.
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