Il 2025 sarà l’anno dei rincari sulle bollette: luce e gas alle stelle, costi raddoppiati anche a causa delle tensioni geopolitiche.
Cambia il mondo e il mercato si adegua. La situazione geopolitica influenza anche i costi nella quotidianità. Quello che succede in Ucraina, ma non solo, tocca anche l’Italia. Interessi economici, ma più profondamente di sussistenza: meno vento, più freddo, la concorrenza asiatica rispetto all’acquisto del gas liquefatto. Senza contare la chiusura del gas russo verso la Moldavia.
Tutti fattori che alimentano la congiuntura economica, a renderlo noto è il principale riferimento economico per l’Italia: l’indicatore Ttf di Amsterdam che regola anche il mercato europeo. I numeri parlano chiaro: si è arrivati ai 49 euro per Megawattora. Il trend non è in calo, dato che va sommato alla scadenza del contratto di Gazprom per le tubature ucraine.
Luce e gas: gli aumenti in bolletta per il 2025
Questo vuol dire che, sebbene il nostro Paese abbia una certa autonomia energetica rispetto al gas, il 5% della domanda dell’Unione – stando alle stime di Bloomberg – salta ugualmente con conseguenze importanti anche per lo Stivale. Tradotto in cifre vuol dire un incremento del 18,2% per quanto riguarda la luce e il rialzo stagionale dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica. In altre parole: la gestione del conflitto russo-ucraino incide sui costi energetici per il 40% rispetto agli import dell’UE.
Lo Stivale gode di approvvigionamenti stabili, ma le operazioni di entrata e uscita favoriscono l’inflazione. Quindi l’aumento dei tassi. Sarà un inverno di sacrifici. A gennaio il costo delle bollette sarà raddoppiato rispetto all’anno che sta per concludersi. Luce, gas, ma anche riscaldamento.
Le tensioni geopolitiche alleggeriscono il portafogli
Il perdurare delle tensioni geopolitiche in alcune aree strategiche ha fatto sì che anche il mercato subisse un impasse. Stallo che dovrebbe subire una movimentazione a partire da dopo l’estate: nella speranza che i conflitti fra Russia e Ucraina trovino una soluzione. La pace non diventa un auspicio condiviso esclusivamente rispetto all’aumento delle vite umane interrotte prematuramente, ma anche per quel che riguarda le ripercussioni sul piano economico.
La guerra non è l’unico fattore che soffia sulla congiuntura economica, ma ne determina la portata. Le percentuali in arrivo preannunciano un 2025 all’insegna di sacrifici non solo al fronte: la gestione familiare dei costi diventa proibitiva e il calmiere dei prezzi potrebbe non bastare.
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Chi è passato al mercato libero subirà – seppur in forma minore – l’aumento dei costi per luce e gas. Una partita che si gioca sui confini territoriali, quelli tra Russia e Ucraina, ma tocca anche gli interessi economici del mercato europeo rispetto. Le bolle energetiche faranno da spartiacque fra un presente in salita e un (possibile) futuro sostenibile.