Una nuova sentenza della Corte di Cassazione ha dato luce alla possibilità di dare vita ad una seconda proposta di licenziamento.
Il mondo del lavoro è già di per sé complesso, ma le cose si fanno difficili quando un datore di lavoro è intenzionato a licenziare un suo dipendente. Come molti sapranno, la legge dispone di diverse forme di supporto a favore del lavoratore; una di queste riguarda il licenziamento che, una volta posto dal datore di lavoro può essere considerato non legittimo.
In Italia, il datore di lavoro deve avere una giusta causa o giustificato motivo oggettivo per licenziare un dipendente. Questo potrebbe includere diverse sfumature che rientrano nella cattiva condotta, insufficiente rendimento lavorativo o ragioni economiche. Ad ogni modo, le leggi del lavoro spesso richiedono che un datore di lavoro segua procedure specifiche come avvisi preventivi, udienze disciplinari, o altri passaggi. Tuttavia, nonostante il vasto contesto di possibilità a favore del dipendente, la Corte di Cassazione ha messo in rilievo un’ulteriore possibilità del datore di lavoro nel procedere al licenziamento.
La Legittimità del doppio Licenziamento: la recente sentenza della Corte di Cassazione
Il mondo del lavoro è soggetto a continui cambiamenti e sfide, e uno degli aspetti più delicati è rappresentato dai licenziamenti. La Corte di Cassazione italiana, nella sentenza n. 2274 del 23 gennaio 2024, ha affrontato la questione particolare del “Doppio licenziamento” da parte dei datori di lavoro.
La sentenza afferma che è legittimo che un datore di lavoro, dopo un primo licenziamento, possa emettere un secondo licenziamento per una diversa ragione. Tuttavia, è bene precisare che il secondo atto è a sé, producendo i suoi effetti solo se il primo licenziamento viene considerato invalido o inefficace.
Facciamo un esempio pratico: Giuseppe, dipendente di una società, riceve un licenziamento per motivi disciplinari (primo licenziamento). Lo stesso, non d’accordo con tale scelta, decide di impugnare la decisione e avvia un ricorso contro il datore di lavoro. Se il primo licenziamento viene annullato, la procedura di Giuseppe ha successo, e il tribunale annulla il primo licenziamento.
In questo scenario, il datore di lavoro può emettere un secondo licenziamento con una diversa causa o motivazione, e questo secondo atto produrrà i suoi effetti. Se l’Impugnativa del primo licenziamento viene respinta, il tribunale respinge l’impugnativa di Giuseppe, confermando la validità del primo licenziamento. In questo caso, il secondo licenziamento diventa definitivamente inefficace, poiché la legittimità del secondo atto è collegata al mantenimento della validità del primo.
In sostanza, la sentenza stabilisce che se il primo licenziamento viene annullato, il secondo avrà effetti legali. Se, al contrario, il primo licenziamento è confermato, il secondo licenziamento sarà inefficace.