Una delle mode che si è sviluppata di più negli ultimi anni in Italia è quella del second hand per quanto riguarda abiti e accessori grazie alla diffusione di piattaforme e siti internet dedicati
Sono arrivate novità importanti per chi vende abiti e oggetti di seconda mano su piattaforme come Vinted o Wallapop. L’Agenzia delle Entrate infatti ha iniziato a inviare sanzioni a chi non rispetta le normative fiscali. Questo perchè dal 2024 le piattaforme di vendita online sono obbligate a comunicare i dati delle vendite degli utenti e se le vendite superano 30 transazioni o 2.000 euro in un anno solare, è necessario aprire una partita IVA.
Sostenibile, cool e alla moda. Quella della “second hand”, una delle tante usanze importate dagli Stati Uniti, è oggi una realtà molto consolidata alle nostre latitudini nel settore vendite. Un vero e proprio boom quello registrato negli anni, tanto da arrivare a chiudere il 2023 con un volume d’affari di 26 miliardi di euro, sfiorando l’1,3% del Pil nazionale.
Vendere o acquistare abiti di seconda mano è diventata oramai una vera e propria fetta di mercato nel mercato della moda. Un po’ per curiosità, un po’ per necessità, sono soprattutto le nuove generazioni ad aver fatto esplodere anche in Italia il mercato del second hand e grazie alla diffusione di siti e app specializzati sempre più italiani preferiscono ora acquistare abiti e prodotti di seconda mano, delineando un vero e proprio trend dell’usato. La GenZ poi a seguire i Millennials e la Generazione Y, in particolar modo tra i 35 e i 44 anni d’età e infine le famiglie con bambini, questo il target che con sempre più regolarità acquista o vende abiti o accessori su Vinted, ebay e Wallapop. Ma ora è arrivata una novità importante dal punto di vista fiscale che potrebbe mettere a rischio questa moda.
Diciamolo subito, anche per tranquillizzare e chiarire le cose, vendere su Vinted o su piattaforme simili non è assolutamente un reato, anzi, può rappresentare per molti un ottimo modo di guadagnare liberando anche gli armadi da oggetti o indumenti che altrimenti finirebbero nella spazzatura o nelle discariche. Ma c’è un distinguo da fare che non va sottovalutato cioè quello che nel nostro paese ogni guadagno andrebbe dichiarato alle autorità competenti, cioè all’Agenzia delle Entrate. Questo perché in Italia dal 20 novembre 2023 è entrato in vigore un provvedimento che individua termini e modalità di comunicazione dei dati sulle vendite di beni e servizi su queste determinate piattaforme. Piattaforme che ora, a loro volta, hanno l’obbligo di comunicare gli stessi dati realizzati dagli utenti. L’obiettivo di fondo è il contrasto all’evasione fiscale nei cosiddetti market place. In pratica chi effettua 30 vendite l’anno o supera i 2.000 euro di guadagno, deve comunicare queste transazioni all’Agenzia delle Entrate compilando un modulo contenente i dati del venditore, quindi nome e cognome ed eventuale ragione sociale se si tratta di una azienda, codice fiscale o partiva IVA. Se il venditore è una persona fisica con un’attività di vendita continuativa e che supera i 5.000 euro l’anno, è tenuto ad aprire una partita IVA recandosi presso la Camera di Commercio della sua provincia per poter pagare poi i relativi contributi e le imposte sui ricavi. Le multe sono annunciate salatissime.
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