Assindatcolf, associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, ha lanciato una proposta per contrastare l’assunzione in nero di colf, badanti e baby sitter.
Nel nostro Paese le famiglie che si affidano a colf, baby sitter e badanti per la gestione delle attività quotidiane sono circa 2 milioni. Spesso, però, queste figure vengono assunte in nero, dunque senza un regolare contratto.
Secondo quanto analizzato nel nuovo rapporto annuale elaborato dall’Ufficio Studi di Assindatcolf, l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, attualmente il tasso di irregolarità nel settore è del 54%. Per cercare di contrastare il fenomeno, l’associazione ha proposto un’iniziativa, già sperimentata in Francia, che prevede l’introduzione di un credito d’imposta al 50% da applicare alla spesa sostenuta dalle famiglie per l’assunzione di lavoratori e lavoratrici domestici.
Una proposta per far risparmiare le famiglie e cercare di ridurre il tasso di colf, badanti e baby sitter assunti in nero quella analizzata dall’Ufficio Studi di Assindatcolf all’interno del rapporto annuale “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”, redatto in collaborazione con Effe, Centro Studi, Censis e Ricerche Idos e Fondazione studi consulenti del lavoro.
Nel rapporto, presentato all’Auditorium dell’Ara Pacis, Assindatcolf ha esaminato la possibilità di introdurre per le famiglie, come già accade in Francia, un credito d’imposta al 50% da applicare sulle spese sostenute per i lavoratori domestici. Tali costi rappresentano un’uscita importante per i nuclei familiari, per fare un esempio, l’associazione ha preso in esame l’assunzione di una badante per l’assistenza ad una persona non autosufficiente a tempo pieno ed in regime di convivenza: in questo caso, un nucleo familiare dovrà prevedere una spesa di poco più di 16mila euro all’anno, comprensivi di retribuzione, tredicesima, ferie e Tfr, a cui aggiungere circa 2.500 euro di contributi, per un totale di quasi 19mila euro. Con l’introduzione del credito di imposta al 50%, il risparmio per la famiglia ammonterebbe a circa 9.500 euro all’anno.
Il beneficio, secondo l’iniziativa, come riporta la redazione di AdnKronos, andrebbe anche affiancato dall’abolizione della deduzione contributiva per il settore che ammonta ad un massimo di 1.549,37 euro annuali e dal raddoppio degli oneri di contribuzione.
L’iniziativa non solo permetterebbe alle famiglie italiane di risparmiare, ma anche di contrastare il fenomeno dei lavoratori assunti in nero: secondo l’analisi di Assindatcolf, si stima che, con la nuova agevolazione fiscale, il tasso di lavoratori in nero potrebbe scendere dall’attuale 54% al 21% con l’emersione di circa 460mila lavoratori in nero. Sempre secondo il rapporto annuale dell’associazione, il lavoro in nero nel settore peserebbe sulle casse dello Stato per un totale di circa 2,4 miliardi di euro l’anno, somma che, con il credito di imposta al 50%, potrebbe scendere a 959 milioni annuali.
Infine, secondo il rapporto annuale, una simile misura porterebbe ulteriori benefici indiretti derivanti ad esempio dai maggiori consumi che potrebbero essere sostenuti dalle famiglie e dal gettito fiscale per la possibile occupazione dei caregiver impegnati in altri lavori.
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