Se il lavoro dipendente frutta pochi soldi si può pensare di avviare un’attività in proprio con Partita IVA. Attenzione ai contributi.
Chi avvia un’attività lavorativa in proprio deve versare contributi all’INPS a meno che non rientri in particolari casi di esenzione. Scopriamo di più per non gettare via soldi inutilmente.
La decisione di avviare un’attività autonoma aprendo anche la Partita IVA non è semplice. Ci sono mille considerazioni a cui pensare prima del grande passo. Purtroppo in Italia i lavoratori autonomi sono lasciati un po’ allo sbaraglio e sono tartassati dallo Stato con tasse e obblighi che costano caro. Si pensa che avere un’attività propria frutti molti soldi, ma la figura dell’imprenditore come Flavio Briatore che crede che in Italia si viva con 4 mila euro al mese è solo una goccia nell’oceano.
La maggior parte delle Partite IVA ha l’incubo delle tasse, troppo alte rispetto ai guadagni. Quanti piccoli autonomi sono costretti a chiudere la propria attività perché non ricevono aiuti di alcun genere. Basta guardare la Legge di Bilancio 2024. Un pacchetto di misure per aumentare gli stipendi dei lavoratori dipendenti e per gli autonomi? Il nulla. Solo un concordato preventivo che presenta molti limiti. Eppure l’attività in proprio per tante persone è l’unica speranza di lavorare.
Partita IVA e contributi, cosa sapere per non buttare soldi
Il titolare di Partita IVA tra i tanti obblighi ha quello di versare contributi all’INPS. C’è una quota contributiva minima che dovrà sempre essere corrisposta, indipendentemente dal fatturato. Nel 2024 tale quota è di 4.500 euro all’anno. Significa che per avere un guadagno netto sarà necessario che l’attività frutti almeno il doppio altrimenti risulta inutile avviare o tenere aperta l’attività stessa.
Indipendentemente dai guadagni, dunque, il titolare di Partita IVA dovrà pagare all’INPS la quota annuale di contributi calcolati sul reddito minimale fissato dall’ente della previdenza sociale. Inutile dire come se il reddito dovesse essere maggiore al minimale allora si dovranno versare contributi anche per la parte eccedente. Solo in alcuni casi è possibile ottenere l’esenzione dal contributo.
Naturalmente a chi poteva andare il vantaggio? Al lavoratore dipendente con contratto full time. L’INPS prevede un esonero dal versamento dei contributi alla Gestione INPS per lo svolgimento di una contemporanea attività autonoma. Altro caso di esenzione riguarda i professionisti non iscritti a nessuna cassa ordinistica e senza fatturato e i lavoratori autonomi che dall’Italia si sono trasferiti in Paesi con accordi bilaterali che evitano la doppia imposizione fiscale e contributiva.